“Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene”. Virginia Woolf.
Così scrive l’autrice in una stanza
tutta per sé”, uno dei suoi capolavori letterari del primo Novecento, assieme a “La signora Dalloway”, “Gita al faro” e “Orlando”. Frase ripresa da molti blog di food, per sottolineare quanto sia importante il cibo per svolgere al meglio le più basilari funzionali vitali come dormire, pensare e amare.
L’autrice.
Lo sapeva bene Virginia Woolf quanto il cibo fosse importante: non per niente i momenti di rifiuto al cibo erano legati a quelli più tormentati della sua malattia mentale, una psicosi che la porterà a suicidarsi nel 1941.
Per tutta la vita la scrittrice alterna stati di amore assoluto per il cibo e la cucina ad altri in cui si rifiuta di nutrirsi, associando al cibo la debolezza di dipendere dagli altri; proprio lei, Virginia, che passò tutta la vita a cercare la sua indipendenza, la sua autonomia.
Non per niente viene ricordata come una delle più famose attiviste per la parità di diritti tra i due generi, in un’ epoca in cui le donne venivano relegate al ruolo di madri e mogli senza alcun potere decisionale sulla vita familiare.
Fu tra i fondatori del Bloomsbury Group, un club esclusivo di intellettuali neo-laureati decisamente alternativo per quel periodo storico : i membri erano molto critici rispetto ai periodi Vittoriano ed Edoardiano, molto meno invece per quanto riguardava l’omosessualità e la bisessualità, nonché la poligamia.
Virginia Woolf e il cibo.
Insomma, la Woolf si distingue come scrittrice nel primo Novecento nonostante i suoi demoni personali, e leggendo o rileggendo le sue opere, i suoi diari e le sue lettere, infiniti sono i riferimenti alla cucina, ai momenti dedicati al cibo: a Virginia piace il roast-beef, accompagnato dall’ananas come si usava allora nelle case inglesi, e molto inglesi sono tutte le sue preferenze, come la panna, lo yorkshire pudding, lo stoccafisso, le costolette di montone e le salsicce.
Ma se dovessimo indicare tre alimenti che Virginia Woolf ama in maniera particolare, il podio andrebbe al cioccolato, alle mele e al pane.
La cioccolata appare moltissimo negli scritti di Virginia: una tazza di cioccolata calda bevuta ogni sera prima di andare a dormire è un sortilegio che regala protezione contro le avversità del mondo e della sua mente.
Altra passione, molto inglese, sono le mele: nei momenti in cui la sua mente impazzisce, niente le sembra più piacevole che passeggiare sotto gli alberi carichi di mele, che vengono raccolte e utilizzate per preparare torte e marmellate, ma anche donate agli amici più cari.
Infine, il pane: Virginia Woolf è una grande panificatrice e tra lei e la sorella Vanessa c’è un fitto scambio di ricette e di pagnotte che viaggiano da una casa all’altra, una sorta di simpatica competizione tra sorelle.
Ecco perché per omaggiare oggi i 136 anni della nascita di Virginia Woolf ho preparato questa focaccia alle mele e cioccolato: rappresenta tutti gli ingredienti che questa grande donna, simbolo del moderno femminismo e della lotta per i diritti delle donne, avrebbe amato.
La ricetta :
Ingredienti per 10 persone :
- 350 g farina 00
- 150 g farina integrale
- 270 g latte
- 100 g burro più una noce
- 80 g uvetta secca
- 60 g cioccolato fondente
- 25 g lievito di birra
- 2 mele golden
- zucchero semolato
- zucchero di canna
- sale
- burro e farina bianca per la spianatoia e lo stampo
Procedimento:
Raccogliete nella ciotola dell’impastatrice le farine, il burro fuso, il lievito sciolto in 150 g di latte tiepido e un pizzico di sale; avviate l’apparecchio munito di frusta a gancio e lavorate unendo il resto del latte tiepido, poco per volta: dovrete ottenere un impasto omogeneo e piuttosto morbido che lascerete lievitare in un luogo tiepido per circa 3 ore.
Nel frattempo pelate le mele, tagliatele a fettine e rosolatele in padella con una noce di burro spumeggiante.
Trascorso il tempo indicato per la lievitazione, stendete la pasta sulla spianatoia infarinata dandole uno spessore di circa mezzo cm; cospargetela quindi con 2 cucchiaiate di zucchero di canna, l’uvetta ammollata e strizzata, le mele rosolate, il cioccolato a scaglie, arrotolate e tagliate la focaccia a tranci spessi circa due dita.
Sistemateli in piedi, uno vicino all’altro in uno stampo rotondo, imburrato e infarinato; lasciate lievitare ancora per 30′ , poi spolverate la focaccia con zucchero semolato e infornatela a 180° per circa 40′.
Foto tratte da Wikipedia. Grazie a Google per il Doodle di oggi !
Bibliografia : “La scrittrice cucinava qui” – Stefania Barzini