Quel che resta della cena…
Il periodo di festa è passato e con lui le corse dell’ultimo momento, i carrelli riempiti all’esasperazione e decine di prodotti che ora giacciono snobbati nel frigorifero. Troppa spesa? Acquisti enogastronomici compulsivi, per Natale e Capodanno, all’insegna del mangiare tanto e bene? E adesso che succede di quello che resta? Il passaggio da “giuro che domani lo cucino” a “dove diavolo è finito il cotechino che era in frigo che siamo a luglio e forse è scaduto” è breve…
L’anno scorso Chef Oldani ha dichiarato che la cucina degli avanzi è sbagliata. E secondo noi ha perfettamente ragione. Perché significa che facciamo male la spesa, che non sappiamo esattamente il peso di quello che acquistiamo (andiamo a “suppergiù”) e che le motivazioni alla base dell’acquisto non sono ben ponderate. Ma come si fa, come diavolo si fa, a non riempire i carrelli della spesa? Impariamo dai Millenials: no agli eccessi, agli sprechi, agli acquisti estemporanei. E mille confronti tra brand, tanto che li chiamano la switching generation per il bassissimo livello di fidelizzazione al prodotto. Ma non è solo il prezzo a far cambiare idea. Come evidenzia Dario Di Vico nel suo “Iper salutisti e scettici a tavola. La generazione dei cibomaniaci” oltre un quinto dei millennial compra solo prodotti biologici e sono 7,7 milioni quelli che dichiarano di consumare abitualmente cibi etnici: quinoa, zenzero e curcuma sono i superfood al top nelle vendite dei supermercati versus olio d’oliva, pomodori, pasta. Ma torniamo alla questione spreco.
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