#MaschereDiCarnevale: Bicciolano,Majin,Arlecchina

Bicciolano

Bicciolano è la maschera simbolo del Carnevale di Vercelli, in Piemonte. La sua figura è sempre abbinata a quella della sua amata “Bela” Majin. La storia di questo personaggio, intelligente e pieno di buone intenzioni, è un intreccio di verità e leggenda e si colloca a cavallo tra ’700 e ’800 quando a Vercelli visse un certo Carlin Belletti detto, appunto, il “Bicciolano”. La rivoluzione francese spandeva la sua eco fino ai confini col Piemonte diffondendo parole come uguaglianza, libertà e fratellanza. I Vercellesi, oppressi da governanti che imponevano tasse altissime e spadroneggiavano senza freni, videro in Bicciolano il portavoce del loro malcontento. Il suo grido di protesta, ispirato ai valori di giustizia e libertà, fu tanto apprezzato dai cittadini quanto sgradito ai potenti, che lo fecero rinchiudere nel castello di Ivrea. Dopo la reclusione il nostro eroe tornò a Vercelli dove fu accolto trionfalmente. In seguito, durante il periodo napoleonico, Vercelli passò sotto il governo dei francesi ma la situazione non fu certo migliore e la figura di Bicciolano venne menzionata più volte durante l’Ottocento in ricordo delle sue eroiche gesta contro i potenti.

Majin

Altra figura tipica del carnevale Vercellese, insieme a Bicciolano, è la sua amata “Bela” Majin. Anche lei, come il suo sposo, compare nella storia piemontese a cavallo tra ’700 e ’800. Donna ingegnosa e assennata, nonché dotata di straordinaria bellezza, rappresenta la compagna ideale di un eroe del popolo, incarnando quei valori genuini a cui i cittadini vogliono ispirarsi. Di lei si esaltano l’intelligenza e la capacità di intervenire sempre con saggezza nei momenti opportuni. La storia di questi due personaggi è un misto tra verità e immaginazione e sembra che quando Bicciolano partì per la guerra, mise sulla canna del fucile un fiore rosso donatogli dalla sua amata.

Arlecchina

Questo personaggio dal costume strettamente imparentato con quello del nostro amico Arlecchino, fa la sua trionfale entrata in scena nel 1695, durante una rappresentazione a Parigi. Incarna un carattere femminile da sempre presente nell’antico teatro classico “evolùtosi” poi nelle varie Colombina, Diamantina, Marietta, Corallina e così via, cioè quello delle servette maliziose e adulatrici, sempre pronte a suggerire astuzie e sotterfugi alla padrona innamorata. Secondo la storia, la nostra Arlecchina nasce dal personaggio di Colombina, tradizionalmente moglie o fidanzata di Arlecchino. A causa di questo legame col tempo i due si sono uniformati nel costume e nel nome.
Il personaggio di Arlecchina è molto versatile tanto da assumere, nelle varie rappresentazioni, diversi ruoli: domestica, damigella, educanda innamorata, ecc …
In molte messinscene il sogno di Arlecchina, che tenta di coronare sfuggendo con mille furbizie alle attenzioni di qualche noioso corteggiatore, è di unirsi in matrimonio col suo amato Arlecchino.

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