Bacche di Goji: conosciamole meglio!

Spesso si sente parlare delle bacche di goji, ma conosciamo davvero queste bacche originarie del Tibet? (I monaci tibetani ne fanno largo uso come anche la medicina cinese.)
Quando diciamo “bacche di goji” (il cui nome botanico è Lycium barbarum) , la prima cosa che ci viene in mente sono gli antiossidanti, (importantissimi per contrastare gli effetti negativi dei radicali liberi,) di cui queste bacche sono davvero ricche.
Ma le bacche di goji sono questo ed altro.
Presentano una forma leggermente ovale e sono piuttosto piccole.
Caratterizzate da un colore rosso rubino (o arancione scuro) e dal sapore dolce e aspro, le bacche di goji sono ricche di proteine e carboidrati , per questo motivo fungono da perfetti integratori alimentari naturali in una dieta vegana o vegetariana.

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Oltre a questo, troviamo un’importante quantità di Omega 3 e 6, acidi grassi detti “grassi buoni”, essenziali per il nostro benessere.
Proteggono la pelle dai raggi UV e sono ottime nella prevenzione delle malattie tumorali legate alla pelle.   Ad esse, sono state inoltre attribuite proprietà anti-infiammatorie: sono ricche di vitamine (vitamine del gruppo B ed E, tra cui Magnesio, Potassio, Silicio e Germanio, rarissimo da trovare in altri alimenti naturali, a colpire è inoltre soprattutto il contenuto di vitamina C che sarebbe superiore di 500 volte rispetto a quello delle arance) e ,sono ricchissime di aminoacidi  e di componenti considerati benefici in particolar modo per la salute degli occhi, come il betacarotene, la luteina e la zeaxantina.
Sono ricche di calcio,migliorano la qualità del sonno e della memoria e stimolano il sistema immunitario.

 

 

Sono particolarmente indicate per chi svolge un’attività fisica intensa, in quanto abbondano di sali minerali e migliorano il tono muscolare e la resistenza fisica.


Inoltre sono soprattutto indicate per chi segue una dieta per perdere peso, in quanto tengono sotto controllo il livello del colesterolo e trigliceridi e accelerano il lavoro del metabolismo favorendo la perdita di peso.
Come per qualsiasi cosa però, è meglio non abusarne.

Come consumarle
Si consiglia il consumo di massimo 3 cucchiai giornalieri per gli adulti e 1 cucchiaio per i bimbi, da inserire nel proprio regime alimentare con tisane, da aggiungere allo yogurt per colazione, in una fresca insalata per dare un tocco esotico o semplicemente da sole, come un sano e nutriente snack.

Attenzione!
Ci sono però dei casi in cui è meglio evitarle:

Allergie a pomodori, peperoni, patate e melanzane (solanacee): le bacche di Goji fanno parte della famiglia delle solanacee è per questo che chi è allergico ad esempio ai pomodori è bene che eviti di assumerle in quanto potrebbero scatenare delle reazioni allergiche.

Assunzione di farmaci anticoagulanti: una ricerca scientifica condotta nel 2010 ha evidenziato che i principi attivi delle bacche di Goji possono andare ad interferire con gli antagonisti della vitamina K (utile alla coagulazione del sangue).
Ecco perché in caso si assumano farmaci anticoagulanti a base di composti cumarinici come ad esempio il Warfarin e il Marcumar queste bacche sono assolutamente sconsigliate.

 

Ipertensione: in caso si soffra di pressione alta e soprattutto se a causa di questo problema si devono prendere dei farmaci è meglio evitare o ridurre molto il consumo di bacche di Goji, in quanto se mangiate in buona quantità possono interagire con i farmaci abbassando troppo la pressione.

Diabete: lo stesso discorso vale per il diabete. In caso si assumano farmaci, meglio evitare queste bacche in quanto alcuni principi attivi che contengono possono abbassare troppo la glicemia. Per sicurezza meglio sempre parlarne al proprio medico.

Gravidanza e allattamento: non ci sono studi scientifici che provano la pericolosità o meno di queste bacche in caso di gravidanza e allattamento ecco perché tendenzialmente è meglio evitarle, tra l’altro contengono una dose molto alta di selenio e sono un frutto potenzialmente allergizzante.

In ogni caso, prima di consumare le bacche di goji, è meglio confrontarsi con il proprio medico curante.

 

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