Alzheimer: la malattia che affligge sempre più persone

Oggi, 21 settembre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer (leggi QUI) volevo parlarvi proprio di questa patologia che affligge sempre più persone.
La sintomatologia che genera più sofferenza nel malato e nei familiari è il fatto che le persone affette da tale patologia, cominciano a dimenticare alcune cose banali, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.
La sindrome prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per la prima volta nel 1907 ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici. In Italia ad oggi si stimano circa 500mila ammalati e i numeri sono in aumento.
Tutta la genesi, in parole povere è legata a una carenza dell’aceticolina a livello centrale.
A livello fisico e concreto, la patologia si manifesta con la presenza di agglomerati, poi definiti placche amiloidi, e di fasci di fibre aggrovigliate, i viluppi neuro-fibrillari. Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia. Non si muore per la patologia in se ma per problemi secondari. La rapidità con cui i sintomi si acutizzano varia da persona a persona. Nel corso della malattia i deficit cognitivi si acuiscono e possono portare il paziente a gravi perdite di memoria, a porre più volte le stesse domande, a perdersi in luoghi familiari, all’incapacità di seguire delle indicazioni precise, ad avere disorientamenti sul tempo, sulle persone e sui luoghi, ma anche a trascurare la propria sicurezza personale, l’igiene e la nutrizione.
La diagnosi per questa malattia può essere solo “possibile” e “probabile” quando il paziente è in vita, poiché l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale è possibile solo con l’autopsia.
Oggi purtroppo non esistono farmaci in grado di fermare e far regredire la malattia e tutti i trattamenti disponibili puntano a contenerne i sintomi. Per alcuni pazienti, in cui la malattia è in uno stadio lieve o moderato, farmaci come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina possono aiutare a limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi. Questi principi attivi funzionano come inibitori dell’acetilcolinesterasi, un enzima che distrugge l’acetilcolina, il neurotrasmettitore carente nel cervello dei malati di Alzheimer.
Perciò inibendo questo enzima, si spera di mantenere intatta nei malati la concentrazione di acetilcolina e quindi di migliorare la memoria. Altri farmaci, inoltre, possono aiutare a contenere i problemi di insonnia, di ansietà e di depressione.
La messa a punto di nuovi farmaci per la demenza di Alzheimer è un campo in grande sviluppo, nei laboratori di ricerca si sta lavorando a principi attivi che aiutino a prevenire, a rallentare la malattia e a ridurne i sintomi.
Altra via di ricerca attiva è quella che punta sullo sviluppo di una risposta immunologica contro la malattia cercando di sviluppare un vaccino in grado di contenere la produzione di b-amiloide (il peptide che si aggrega a formare le placche).


Lo smog aumenta il rischio di Alzheimer”

Un team di ricerca britannico ha dimostrato che chi vive nelle città trafficate e inquinate ha un rischio sensibilmente superiore di sviluppare il morbo di Alzheimer, stimato nel 40%. Benché non siano ancora noti i meccanismi che fanno insorgere la demenza, è noto che le sostanze tossiche presenti nello smog possono penetrare nel cervello. I risultati dello studio dovranno essere confermati da ulteriori indagini.

“I villaggi Alzheimer

Li chiamano “villaggi Alzheimer” perché sono dedicati a persone affette da questa demenza senile (in Italia sono 600.000, le strutture potranno accoglierne meno di 300) e propongono un superamento delle Rsa (residenze sanitarie assistenziali), che chiudono l’esistenza nello spazio di un corridoio o poco più. L’idea dei villaggi è quella di ampliare quello spazio riproducendo all’interno – perché sono recintati – la quotidianità del pre-malattia.
E allora ecco che, innanzitutto, non si vive in corsia ma in una vera casa, da 8-10 persone, in cui seguire il proprio ritmo, alzandosi a orari diversi e cucinando insieme. Inoltre, sorvegliati da strumenti tecnologici, si può uscire da soli. L’area protetta, di diverse migliaia di metri quadri, prevede infatti di ricreare un piccolo borgo, con un supermercato, un bar, una chiesa, un parrucchiere, un parco e un teatro-cinema in cui girare liberamente, e un’ulteriore zona da raggiungere con gli operatori, rigorosamente senza divisa.
Per chi soffre di una demenza ma è fisicamente autosufficiente, è molto importante poter continuare ad andare a fare la spesa o dal parrucchiere in autonomia.

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Auguro buon lavoro a tutti i medici, i farmacisti e biologi che ogni giorno lavorano per migliorare la vita di queste persone.

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