Speciale Halloween: I Vampiri

Creature che vagano nella notte in cerca di vittime da azzannare…I Vampiri.
Dall’Europa all’Asia all’Australia: il mito del vampiro, esiste in tutto il mondo.
La figura del vampiro è antichissima: già gli antichi Greci e Romani, i popoli ebraici e della Mesopotamia avevano storie di demoni e spiriti succhia-sangue ( vampiro origina da oupiro, sanguisuga) veri e propri antenati dei vampiri. Ma è all’inizio del diciottesimo secolo che è divenuto popolare, in seguito a leggende e superstizioni dell’Est Europa, che portarono a un vero e proprio fenomeno di isteria di massa.
Nella mitologia rumena
gli Strigoi (dall’ inglese: striga , poltergeist) sono spiriti travagliati che si dice siano sorti dalla tomba. A loro viene attribuita la capacità di trasformarsi in un animale, diventare invisibile e ottenere vitalità dal sangue delle loro vittime.

Il termine “vampiro” apparve per la prima volta nel 1784, nell’Oxford English Dictionary.

Vampiri celebri

Alcune storie di vampiri compresi quelli meno famosi, si ispirano a persone vissute realmente.
Il vampiro più famoso di tutti, da noi, è quello delle leggende dell’Europa orientale che, nel 18esimo e 19esimo secolo, in Romania e in Ungheria portò addirittura le autorità a ordinare di scoperchiare le tombe e bruciare i corpi dei cadaveri di sospetti vampiri.
Queste leggende hanno poi influenzato anche il romanzo Dracula, scritto da Bram Stoker nel 1897, (a sua volta preceduto dal racconto
poco conosciuto, del 1819: Il vampiro di John Polidori che fu Il primo a raccontare la figura del vampiro così come la vediamo nei film horror)

 


che era  ispirato alla figura storica di Vlad III, il principe di Valacchia (1431–1476) ribattezzato “Vlad l’impalatore” per aver ucciso impalandole, dalle 40 alle 100 mila persone.

Il primo vampiro donna, che Influenzò anche Stoker, l’autore di Dracula, è invece quello narrato nel racconto Carmilla (1872) di Sheridan Le Fanu. Vive in tre epoche diverse, chiamandosi ogni volta con un nome che è l’anagramma di quello precedente (Carmilla, Mircalla, Millarca).
Nel cinema, uno dei primi film sui vampiri è il Nosferatu di Murnau, del 1922 ,

che ha dato il via a una lunghissima serie di film in cui sono mancate le parodie, come “Per favore, non mordermi sul collo!” di Roman Polanski (1967) o, in Italia, “Fracchia contro Dracula” di Neri Parenti (1985).
In “Blacula”, un film del 1972, Dracula ha origini africane e la pelle nera. Proprio come il protagonista di “Blade” , i fumetti della Marvel da cui è stata tratta anche una serie di film.
Nel campo delle strisce disegnate (la figura del vampiro appare ripetutamente anche nelle storie di Dylan Dog o Martin Mistère) non sono mancate versioni comiche, come “Draculino”: un fumetto italiano che risale addirittura al 1974.
Nei videogames
“Vampire Rain”: “altered species”, “Legacy of Kain”, “Vampire: The Masquerade-Bloodlines”, “Buffy The Vampire slayer” (ispirato alla omonima serie tv)
,”Underworld”: “the eternalwar”, “BloodRayne” il giocatore deve il più delle volte combattere e uccidere i “mostri succhiasangue”.

Scheletri di vampiri

I vampiri esistono davvero?
Secondo la leggenda i vampiri “non-morti”, sepolti a fianco dei cadaveri degli appestati, si nutrivano del sangue di questi ultimi per poi uscire dal sepolcro diffondendo il contagio.
Scheletri anomali sono stati trovati in tutta Europa, dalla Grecia dell’Età del Bronzo all’Inghilterra del Medioevo.
Negli anni ’80, in un sito dell’Età della Pietra di Dolní Věstonice, nella Repubblica Ceca, vennero alla luce tre corpi sepolti, in una modalità inquietante, 27 mila anni fa. Una donna con il volto sfigurato da una qualche anomalia congenita e il ventre dipinto di ocra giaceva tra un uomo interrato a pancia in giù e un altro inchiodato al suolo da uno spesso palo di legno. Le tre salme erano ricoperte da rami di abete rosso bruciati.
Dagli scavi di Perperikon, un antico sito nel sud della Bulgaria,è
affiorato uno
scheletro medievale, risalente al 13°secolo, straordinariamente conservato.
A ritrovarlo è stato Nikolay Ovcharov, un famoso archeologo bulgaro.
Lo scheletro è ciò che resta di un uomo di circa 40 anni.
Ha un paletto di metallo conficato nel petto.
Di solito tale rituale veniva riservato a persone che morivano in circostanze particolari, come per esempio un suicidio e veniva compiuto nei primi 40 giorni dopo la morte quando la sua anima era tra la terra e il cielo ha spiegato  Ovcharov.
Lo scheletro ha la gamba destra amputata sotto il ginocchio e posizionata di fianco al cadavere, un
rimedio usato all’epoca per evitare l’eventuale trasformazione e fuga del non morto.
Ancora, a Sozopol, sito vicino al Mar Nero, nel 2012 sono stati portati alla luce due scheletri di età medioevale anch’essi infilzati da una sbarra di ferro e a Veliko Tarnovo, altra località bulgara, è stato trovato un corpo della stessa epoca con mani e piedi tagliati.
Nella zona dei Balcani e dell’Europa dell’est sono circa 100 le tombe i cui resti sono più o meno collegabili a riti anti-vampiro.
Due ampi database  permettono di esplorare il fenomeno nella sua complessità storica e geografica. Uno è stato compilatoda Andrew Reynolds, archeologo dell’University College London, e comprende circa 25 mila sepolture dell’area anglosassone. Per Reynolds, seppellire i corpi a faccia in giù impediva che questi potessero “risorgere” dalla tomba poichè scavando, avrebbero solo reso più profonda la propria fossa.
Un’altra opzione anti-vampiro era immobilizzare il già fermo trapassato infilandogli un mattone (o qualche altro pesante utensile) tra i denti spalancati.
Anche la decapitazione post-mortem (osservata piuttosto di frequente negli scavi archeologici) era un espediente per evitare che il defunto potesse tornare.
Il luogo scelto per la sepoltura era importante: con l’introduzione del Cristianesimo in Gran Bretagna, i morti “pericolosi” vennero sepolti fuori dal centro città. In caso di “risveglio”, avrebbero potuto recarsi altrove, senza tornare da chi conoscevano.
Un altro studio sistematico di Marco Milella, antropologo dell’Università di Zurigo, conferma che analoghi rituali erano osservati anche nel resto dell’Europa occidentale, tra il I e il V secolo d.C., e che il timore di morti risorti dalle loro tombe era abbastanza pervasivo da influenzare le modalità di sepoltura. Ma da dove nascevano queste superstizioni?
In base alla spiegazione più largamente accettata, dal panico suscitato dalle epidemie. Quando un’ondata di morte investiva una comunità, il primo contagiato era considerato responsabile della diffusione del morbo. Il suo corpo veniva allora esumato per ulteriori analisi, ma le condizioni in cui versava apparivano molto diverse da quelle in cui era stato lasciato.
Non più una salma fredda e rigida, ma un volto arrossato, un ventre rumoroso gonfio di gas, unghie e capelli apparentemente cresciutie sangue che sgorgava dalla bocca: quanto bastava per pensare, in assenza di conoscenze mediche, a un risveglio post mortem.
Una paura diffusa in maniera minore anche in altre zone dell’Europa e anche in Italia come testimonia lo scheletro di un bambino di 10 anni, ucciso forse dalla malaria, rinvenuto nella Necropoli dei Bambini, in Umbria con una grossa pietra nella bocca,e il vampiro di Venezia.

Il vampiro di Venezia

…Era una donna. Presa dal demonio quand’era in vita, uccisa dalla peste, da non-morta si nutriva dei suoi vicini, cadaveri che si procurava diffondendo la pestilenza, in attesa di raccogliere le forze e uscire dalla sua tomba…

Nell’Europa del XVII secolo era diffusa la credenza che ci fosse uno stretto rapporto tra epidemie e vampiri, e in particolare tra pestilenza e un tipo di vampiro, il nachzehrer (il masticatore di sudario, o divoratore della notte), “apparso” per la prima volta in Polonia attorno al ‘300.
All’origine delle grandi epidemie, che a intervalli di 10-15 anni l’una dall’altra hanno decimato la popolazione europea tra il 1300 e il 1600, c’erano eventi di portata biblica, come la piccola glaciazione (XIII secolo) e le carestie che l’hanno seguita. La conta dei morti è impressionante: la prima ondata di peste in Europa (passata alla storia come la peste nera) si portò via almeno 25 milioni di persone su di un totale di 100. Verso la fine di quel tragico periodo, tra il 1630 e il 1631, nella sola Venezia, la città più cosmopolita del mondo, l’epidemia fece almeno 50.000 vittime su 150.000 abitanti. Morì una persona su tre.
I religiosi, i magistrati di sanità, i medici, la teriaca (un composto farmaceutico di 62 ingredienti che includeva carne di vipera ed estratto d’oppio), le misure di quarantena e le patenti di sanità… Nulla di tutto questo sembrava in grado di fermare il contagio. Che perciò secondo le credenze popolari, doveva essere opera del demonio e dei suoi strumenti, come il nachzehrer.
Com’era possibile riconoscere il vampiro in un cadavere, per procedere al rituale? Secondo le testimonianze dell’epoca, e che si riferiscono anche alle conoscenze dei secoli precedenti, una prova di aver intercettato la sepoltura di un vampiro era il cadavere intatto e il sudario masticato e consunto a livello della sua bocca.
A questo essere malefico gli studiosi medievali hanno dedicato diverse trattazioni “scientifiche”. Nel 1679 Philuppus Rohr, teologo protestante, presenta all’università di Lipsia la sua “Dissertatio historico-philosophica de masticatione mortuorum”, nella quale descrive alcune caratteristiche comportamentali di questi defunti: i nachzehrer erano soliti, nella loro tomba, masticare il velo funebre (il sudario), provocando un rumore simile a un grugnito, e come una larva crescevano e maturavano finché erano in grado di emergere come veri e propri vampiri, mentre l’immediata conseguenza della masticazione erano le epidemie.
Per evitare ciò, gli addetti alla sepoltura, inserivano un palo o un mattone nella bocca dei sospettati. E’ così che è stata ritrovata la “vampira” veneziana,dall’archeologo Matteo Borrini nel camposanto dell’isola del Lazzaretto Nuovo (Venezia) con un mattone in bocca che le ha frantumato i denti.
Il cadavere appariva “intatto”, con gli arti flessibili, la pelle tesa e liscia, le unghie rinnovate. Il ventre rigonfio di sangue liquido.
Da qui la credenza (errata) che la defunta donna fosse una vampira.
Quello descritto in realtà corrisponde a una fase della decomposizione compatibile con lo stadio enfisematoso: durante questo periodo, (che dura tre-quattro mesi), l’addome del cadavere si tende sotto la pressione dei gas putrefattivi e, se forato, lascia fuoriuscire liquami facilmente confondibili con “il pasto del vampiro”.
Sempre a questo stadio, per effetto dell’epidermolisi la cute di mani e piedi si “scolla”, esponendo gli strati sottostanti e dando l’impressione che siano cresciute nuova pelle e nuove unghie. L’idea che il nachzehrer stesse masticando il proprio sudario nasce da reali constatazioni, interpretate però senza le necessarie conoscenze medico-legali: i gas che fuoriescono dal cadavere possono inumidire il tessuto, che sprofonda così nella bocca e qui si deteriora e buca per l’azione dei liquidi corporei.
Ecco dunque spiegato come e perché si afferma la figura del nachzehrer.
Le conoscenze sulle modificazioni cadaveriche erano infatti limitate a un breve periodo successivo al decesso, che comporta il raffreddamento del corpo e la rigidità muscolare lasciando tutto sommato intatte le fattezze del deceduto. Gli stadi successivi erano invece occultati dalla sepoltura, che veniva generalmente riaperta dopo anni, consentendo un secondo contatto con il cadavere solo quando era divenuto scheletro.
Durante le crisi sanitarie era usuale riaprire sepolture recenti, per deporvi altre vittime della pandemia, e questo facilitava l’incontro con corpi non totalmente decomposti il che alimentava il terrore e la superstizione della popolazione.

Curiositá

-E’ stato ritrovato
il fossile di una formica succhia-sangue vissuta 98 milioni di anni fa scoperto in una goccia d’ambra rinvenuta in Myanmar (Birmania). La specie finora sconosciuta, chiamata Linguamyrmex vladi, appartiene al genere estinto delle Gerontoformica, un gruppo di imenotteri del Cretaceo scomparso prima che l’antenato delle odierne formiche vedesse la luce.

 

-Lo scoiattolo del Borneo è soprannominato ” lo scoiattolo vampiro”.
Dicerie locali affermano che si apposti sui rami degli alberi e assalga i cervi mordendoli alla giugularedissanguandoli.

-La saliva dei pipistrelli vampiro contien un composto che potrebbe essere usato contro le ischemie
Questo composto è molto più attivo di un’altra molecola (l’unica finora autorizzata dalla Food and drug admistration) cioè l’attivatore del plasminogeno umano, e non va a colpire, se somministrata, alcune cellule cerebrali causandone la morte.

-La leggenda vuole che fra i rimedi anti-vampiro ci fosse l’aglio ma perché?
Semplice!L’aglio è uno dei repellenti più efficaci.
ed è un antibiotico naturale e quindi è possibile che venisse utilizzato contro i vampiri, considerati alla stregua di “parassiti” (sopravvivono succhiando il sangue delle vittime).

La scienza e i vampiri

Ma perch’è nato il mito del vampiro?
Questa figura è probabilmente nata,
secondo Paul Barber, storico dell’Università della California,
per dare una spiegazione agli sconosciuti processi di decomposizione dei cadaveri dopo la morte.
Credenza rafforzata dai casi di persone sepolte vive per errore,che, scoperte, fecero pensare a individui
tornati in vita dall’oltretomba.
Esistono, poi, alcune malattie che si manifestano con sintomi che fanno pensare al vampirismo. Fra queste: la tubercolosi e la peste bubbonica, perché il sangue prodotto dai polmoni danneggiati risale fino alla bocca. Anni fa è stato proposto anche un legame fra vampirismo e porfirie, malattie ereditarie causate dal cattivo funzionamento di un enzima che produce il gruppo eme (la molecola del sangue che trasporta l’ossigeno).
La malattia impedisce di esporsi alla luce del sole e provoca una graduale erosione delle gengive (rendendo i canini più evidenti) e rende fotosensibili, causando ustioni all’epidermide esposta ai raggi ultravioletti.
Inoltre i malati non possono ingerire aglio (secondo la leggenda i vampiri odierebbero l’aglio)
perché esalta le tossine presenti nel sangue e peggiora i sintomi della patologia.
Per altri la spiegazione potrebbe essere invece legata alla rabbia (malattia che provoca anch’essa insofferenza alla luce e può causare disturbi neurologici che portano a mordere)
La spiegazione più probabile, però, è di natura psicologica.
I vampiri, come altri mostri presenti in miti e leggende, rappresentano infatti anche un modo per esorcizzare la nostra paura del diverso, del nuovo e di tutto ciò che non conosciamo.

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