La festa dei folli

Il termine Carnevale deriva dal latino “carnem levare”, con cui si indicava il periodo della Quaresima, che va dalle Ceneri, l’indomani della fine del Carnevale fino alla Pasqua, durante il quale non si poteva mangiare la carne. Nel Medioevo, dall’VIII secolo d.C., nel periodo carnevalesco si era diffuso l’uso di scambiare il proprio ruolo sociale, indossando una maschera che celava la propria identità. Questo momento di divertimento veniva chiamato anche la “festa dei folli”, perché erano permesse trasgressioni di ogni tipo. Il Carnevale si concludeva con il rogo propiziatorio di un fantoccio, che rappresentava l’inverno e i mali passati. Questo uso risaliva alla festa romana dei “Saturnalia”, in onore di Saturno, durante la quale si celebrava la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. A Carnevale era permesso ogni genere di scherzo (ogni scherzo vale) e poco a poco si è giunti al Carnevale dei nostri giorni, con le sfilate dei carri allegorici che rappresentano un tema e le varie persone sul carro sono travestite in attinenza con il soggetto, dalle satire politiche ai vecchi mestieri, alle storie tradizionali, e altro ancora. Anche i bambini mettono la loro maschera per partecipare alle feste organizzate apposta per loro o semplicemente per mostrarsi in pubblico e divertirsi lanciando coriandoli e stelle filanti. I travestimenti tradizionali dei bambini sono presi dai personaggi delle favole, o dei cartoni animati, mentre quelli moderni imitano i personaggi famosi della televisione o sono confezionati in base alla creatività.

 

“Fantasma nero”

Il nome maschera si pensa derivi da una parola preindoeuropea, “masca”, che significava “fantasma nero” e, nel Medioevo, “strega”.

 


È da sempre un copriviso, con quattro buchi corrispondenti agli occhi, al naso e alla bocca.

Nella preistoria, la maschera era usata per riti religiosi: chi la indossava perdeva la propria identità per assumere quella del personaggio o dell’oggetto rituale che la maschera raffigurava e comunicare con le divinità. Nell’antico Egitto e presso i Fenici, una maschera copriva il volto delle mummie, mentre dall’antica civiltà greca ci sono pervenute maschere che raffigurano gli dei adirati, usate in riti propiziatori.
Nel Medioevo le maschere assumono anche un carattere buffonesco, rappresentando lo spirito popolare e gli aspetti peculiari degli abitanti delle diverse regioni.
Il legame fra rito e teatro è molto stretto, basti pensare alle maschere del teatro greco, usate nella rappresentazione di tragedie e commedie. In Italia, nel Rinascimento, le maschere assunsero un carattere esclusivamente artistico, finché con la Commedia dell’Arte (dalla metà del XVI a tutto il XVIII secolo) nacquero le maschere del teatro italiano.

 

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