BASTA CON QUESTA VIOLENZA!!!

“Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno per cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.”

Cristina Torres-Cáceres

La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne è stata istituita dall’Onu nel 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, che si batterono con tutta la loro forza per la liberazione della Repubblica Dominicana dal dittatore Farael Trujillo.
Esse furono deportate, torturate, violentate e purtroppo uccise in un buio 25 novembre del 1960 a Ciudad Juárez, (Messico) città tristemente nota per il numero sconcertante dei femminicidi avvenuti negli ultimi vent’anni.
La violenza contro le donne è diffusa purtroppo in forme diverse in tutti i Paesi e comporta costi sociali economici ed umani altissimi! Il fenomeno si manifesta in vari modi: dalle violenze domestiche ai matrimoni forzati, dalle
violenze di carattere psicologico alla violenza economica, dalle molestie sessuali allo stupro, dalla prostituzione, alle mutilazioni genitali fino ad arrivare, purtroppo alla conclusione più tragica: il femminicidio che registra un dato di decessi mostruoso:107 donne uccise dall’inizio del 2023 solo in Italia!
Uno fra i più recenti, tragici eventi di cronaca ha scosso l’Italia intera scioccata dalla brutale uccisione della giovane Giulia Cecchettin uccisa dall’ex ragazzo…
Ma anche quando la violenza non termina in questi agghiaccianti eventi vi sono comunque (anche se meno gravi ma non per questo meno letali) conseguenze sulla salute psicofisica delle donne che sono state vittime di violenza e che a causa di ciò vivono in un continuo stato di ansia paura,(conseguenti fobie) disperazione, impotenza, in una condizione di depressione, difficoltà di concentrazione, con disturbi del sonno o dell’alimentazione e carenza di
autostima
a causa di ematomi, ferite o addirittura ustioni subite! Fino ad arrivare addirittura purtroppo, ad una situazione di totale isolamento familiare e sociale!

Una distesa di scarpe rosse

Un progetto che ha trasmesso un forte sentimento di realtà, di dolore ma anche di forza, è stato quello lanciato dalla messicana Elina Chauvet, la quale ha creato un metodo per denunciare ed urlare al mondo l’orrore che il femminicidio compie quasi quotidianamente e la forza di volontà di denunciare per poter rinascere.Si tratta di “Zapatos Rojas” (Scarpe Rosse), ovvero una distesa di scarpe rigorosamente rosse che identificano il numero delle violenze, delle morti e dei maltrattamenti che le Donne hanno subito nella loro vita.
L’idea di Chauvet nacque per la necessità di accendere i riflettori sul dilagante fenomeno, ma anche per ricordare la sorella, assassinata dal marito a soli vent’anni. Trentatrè paia di calzature,
tutte diverse l’una dall’altra ma accomunate dal colore rosso, un colore dal duplice significato: l’amore, la passione che si trasforma purtroppo in male ed in violenza, possessione morbosa che diventa trappola mortale.
Rosso come la femminilità che purtroppo, troppe volte viene violata…

Ogni paia di scarpe rappresenta una storia di paura
ma, ancor di più, caratterizza l’enorme forza di volontà di voler combattere tutta questa paura e questo dolore per far sì che questo orrendo fenomeno sia definitivamente sconfitto, che la Donna sia rispettata per la bellezza del suo essere.
Il colore rosso è stato in seguito adottato per simboleggiare in maniera più ampia il contrasto alla violenza di genere: sono state in particolare le panchine, comunissimo arredo urbano, a diventare il veicolo del messaggio. La panchina rossa oggi viene utilizzata per dire no alla violenza, con particolare riferimento alla violenza domestica, ed è un elemento che ricorda che i maltrattamenti nei confronti delle donne avvengono sistematicamente anche nelle nostre comunità, nei luoghi che ci sono familiari, nei piccoli e grandi centri.

I percorsi di uscita dalla violenza sono spesso difficili, anche per motivi economici, a causa di un reddito insufficiente al proprio mantenimento o spesso, purtroppo del tutto inesistente, perchè molte sono disoccupate o in cerca di prima occupazione.
Esistono dei metodi per contrastare questa terribile situazione: sporgere denuncia querela, utilizzare ordini di protezione o rivolgendosi ai centri antiviolenza o ad altri istituti.
Ma ahimè tutto questo resta ad oggi, purtroppo inefficace, solo una debole diga contro l’avanzare di un tale devastante e incontrollato fenomeno.
Se si vuole davvero, contrastare questa piaga che tormenta la nostra società in modo serio, bisogna AGIRE ALLA BASE DI TUTTO. Viviamo in una società che insegna alle Donne a difendersi dallo stupro invece di insegnare agli uomini a NON STUPRARE!
Invece di educarli al rispetto dell’altra persona!
Ogni Donna ha il diritto di vivere, di amare chi vuole e di essere amata nella totale libertà e nel rispetto del suo essere umano esattamente come un uomo!,
Ma non basta!
Bisogna operare a fondo nelle radici della nostra cultura eliminando dalla nostra società tanti inutili stereotipi
che tanta gente segue il più delle volte solo per paura di essere etichettata come diversa o strana o perché “semplicemente” è stata educata in quel modo…
Non esistono donne fragili e uomini forti esistono ESSERI UMANI ognuno dentro di se è sia fragile che forte, ma soprattutto E’ UMANO!
E’questo che purtroppo, sembra mancare oggi nella nostra società: l’Umanità, l’Empatia.
Una società in cui le persone sembrano sempre più dei robot e le intelligenze artificiali diventano inquietantemente sempre più umane…
NOI DONNE meritiamo lo stesso amore che doniamo agli altri!
Un amore che NON FA MALE, ma che riempie e che fa crescere!!!
BASTA CON QUESTA VIOLENZA DI GENERE!
BASTA!
Le Donne vanno AMATE e RISPETTATE non solo il 25 novembre, ma OGNI GIORNO DELL’ANNO!

“La piramide della violenza, va dal commento social alla violenza psicologica, fino al femminicidio: sono tutte figlie della stessa cultura, quella dello stupro, che va sradicata. Per farlo dobbiamo impegnarci tutti sia come comunità che come singoli. Lo dobbiamo a Giulia Cecchettin e a tutte le altre vittime”

Francesca Michielin


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