Timballo di riso rivisitato con salamella piccante, pancetta e fontina

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Timballo di riso rivisitato con salamella piccante, pancetta e fontina. Semplice da realizzare e molto saporito, vi occorreranno due cocotte in terracotta. La mia ricetta deriva dal sartù napoletano che è un timballo di riso a forma di ciambellone, ricco di colori e sapori. Questa ricetta rivisitata ha origini antiche, può essere preparato sia in bianco che col ragù. Era il lontano XIV secolo quando il riso fu importato a Napoli per mezzo degli scambi con la Spagna. Inizialmente veniva bollito e non riscosse grande successo tra i partenopei. Veniva considerato un cibo per poveri poco appetitoso. Durante quegli anni ricchi di epidemie veniva prescritto dai medici salernitano per la cura di malattie gastro intestinali.  Nel 700, con l’arrivo dei Borboni delle due Sicilie, il riso subì un cambiamento e insieme a lui, l’opinione del popolo. Infatti arrivarono nelle cucine aristocratiche napoletane i Monsieur, cuochi francesi chiamati poi in dialetto Monsù. Essi sapevano dell’avversione dei napoletani per il riso, quindi si impegnarono a renderlo più gustoso aggiungendovi la salsa di pomodoro. Venne farcito con piselli, polpettine, funghi, uova sode e mozzarella. Diventò il timballo di riso che oggi conosciamo e tanto amiamo. Un goloso ripieno nascosto in una copertura di riso.  Il nome sartù deriva dal francese sur-tout che vuol dire appunto “sopra a tutto”. Ad oggi è uno dei piatti più gustosi e più elaborati, infatti la sua preparazione richiede pazienza e molto tempo.  Io ho ideato per voi una variante più veloce, meno pesante e meno costosa da realizzare. Unica cosa munitevi di due cocotte di terracotta.

  • DifficoltàBassa
  • CostoMedio
  • Tempo di preparazione15 Minuti
  • Tempo di cottura16 Minuti
  • Porzioni2 persone
  • CucinaItaliana

Ingredienti

  • 4 cucchiaisugo fresco al basilico (io ho utilizzato quello bio dell’azienda Favella ma potete prepararlo in casa facilmente)
  • 50 gPancetta dolce
  • 50 gsalamella piccante
  • 70 gFontina
  • 2Uova
  • q.b.parmigiano reggiano grattugiato
  • q.b.sale e pepe
  • 1 filoOlio extravergine d’oliva

Preparazione

  1. Preparate una pentola di acqua con due prese di sale grosso e mettetela a bollire. Quando inizierà a fare le bolle versate il riso baldo e fatelo cuocere per circa 15 minuti.

  2. Scolate il riso e passatelo sotto l’acqua fredda corrente, in questo modo non si attacca e si sfredda.

  3. In una padella antiaderente inserite un filo d’olio extravergine d’oliva, la pancetta dolce e la salamella piccante tagliata a cubettini, rosolate per 3 minuti. 

  4. Abbassate la fiamma e versate il pomodoro con basilico, salate e pepate e finite la cottura, mescolando di tanto in tanto, per circa 20 minuti.

  5. Prendete una ciotola capiente, versate il riso e il sugo, la fontina tagliata a cubetti, le due uova e mescolate per bene sino ad ottenere un composto omogeneo.

  6. Con un pezzettino piccolo di burro ungete le cocotte al loro interno, questo eviterà al riso di attaccarsi ed il timballo uscirà senza rompersi.

  7. Mettete il composto nella cocotte aiutandovi con un cucchiaio, livellate poi per bene quando raggiungete la sommità. Spolverate di parmigiano reggiano grattugiato sino a coprire tutta la parte superiore e poi infornate in forno pre-riscaldato a 180 gradi per circa 20 minuti.

  8. Quando la parte superiore avrà una bella crosta dorata tirate fuori le cocotte, fatele raffreddare qualche minuto, rovesciatele delicatamente su un piatto. Date dei colpetti alla base della cocotte con un coltello e poi piano piano fate scivolare il timballo sul piatto. 

Note

Da gustare con un bel bicchiere di Lambrusco.

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Pubblicato da incucinaconramy

Nata e cresciuta nella selvaggia e magica Sardegna, sotto il profumo del mirto selvatico e con lo sguardo sempre rivolto al mare cristallino. Amo tutto ciò che è tradizione, cucina sostenibile e non sopporto gli sprechi. Promuovo la cucina di un tempo, quella delle nostre nonne, quella che non si dimentica e che ci fa commuovere ogni volta che assaporiamo una ricetta che ci riporta alla nostra infanzia o ci porta un ricordo felice. Porto la felicità sulle vostre tavole.

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