Il rosmarino

Il rosmarino1Quante volte nelle nostre ricette troviamo questa spezia? Tantissime volte tra gli ingredienti scriviamo “rosmarino”.
Scopriamo insieme qualcosa di più.

I popoli antichi consideravano il rosmarino una pianta eccezionale per le doti aromatiche e terapeutiche. Fino al II sec. d.C. questa erba non era un ingrediente di cucina, poi Galeno ne identificò la virtù digestiva. Da allora il rosmarino iniziò quel percorso gastronomico che lo portò a diventare quell’aroma italiano per eccellenza, che nelle calde giornate estive emana il suo aroma intenso e gradevole, trasportato dalle brezze marine.
Verde tutto l’anno, mostra foglie all’apparenza aguzze ma in realtà morbide. E’ un’erba d’elezione nella nostra penisola e molto gradita anche nella Francia del sud, benché nelle cucine degli altri paesi del bacino mediterraneo non incontri lo stesso apprezzamento. Grazie al gusto intenso è adatto ad accompagnare pesce, carne e molte verdure. Non può mancare con le patate arrosto e viene spesso usato per spennellare d’olio la carne e il pesce cotto alla griglia. L’erba fresca ha un aroma più delicato rispetto a quella secca, e può essere usata anche in cottura. Capita spesso di vedere rametti di rosmarino freschi legati a rotoli di arrosto preparati dal macellaio.
Noto in Italia anche come “ramerino”, sembrerebbe derivi il suo nome dal latino “ros” (rugiada) e “maris” (del mare), ma un’altra tesi lo farebbe provenire dal greco “rops” (arbusto) e “myrinos” (odoroso). Presso gli Egizi veniva considerato un elemento magico, i cui rametti erano in grado di procurare l’immortalità perché pur recisi si mantenevano freschi nel tempo. I Romani fecero del rosmarino il simbolo della morte e dell’amore. In onore degli dei ne bruciavano i rametti per purificare l’aria durante i sacrifici, e Orazio consigliava: “Se vuoi guadagnarti la stima dei defunti, porta loro corone di rosmarino e di mirto”.
Pianta dedicata a Venere, era ritenuto un afrodisiaco che se preso in dosi massicce poteva provocare l’aborto. Le sue proprietà corroboranti trovavano applicazione sia nel “vino al rosmarino”, sia nel cosiddetto “bagno di rosmarino”, quest’ultimo indicato per stimolare la circolazione sanguigna e rendere molto sensibile al tatto la pelle.
Nel XVII sec. alla corte di Francia divenne di gran moda una particolare preparazione detta “Acqua della Regina d’Ungheria”, fatta distillando due parti di fiori di rosmarino e tre di alcol. Quest’acqua era considerata una panacea, tant’è che Re Luigi XIV la assumeva per curare la gotta, mentre Madame de Sévigné la portava in tasca per profumarsi la pelle. Dall’Ottocento, poco alla volta, l’Acqua della Regina venne sostituita da un’altra preparazione al rosmarino: l’Acqua di Colonia.
Nella medicina popolare il rosmarino è ideale: per uso interno a tonificare la memoria, per uso esterno (olio essenziale) a combattere dolori muscolari o reumatici.