Pillole di Salute: Diabete, ecco 6 cibi che aiutano

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Gli alimenti che contribuiscono a tenere sotto controllo la glicemia per chi soffre di diabete.

Il 5,5% della popolazione italiana (il 5,3% degli uomini e il 5,6% donne, dati riportati nell’annuario statistico Istat 2014) soffre di diabete, una malattia cronica caratterizzata da un aumento dei livelli di concentrazione di zucchero nel sangue (iperglicemia). Questa condizione può essere determinata da due possibili cause: o dalla scarsa produzione dell’insulina da parte dell’organismo (l’insulina è un ormone di natura proteica prodotto dal pancreas che ha la funzione di regolare la quantità di glucosio nel sangue e di trasformarlo, insieme ad altre sostanze nutritive del cibo, in energia) o dall’incapacità del corpo umano di utilizzare l’insulina. Ne abbiamo parlato con Luca Piretta, medico nutrizionista della SISA – Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione), per conoscere più da vicino questa patologia e come l’alimentazione può aiutarci a tenerla sotto controllo.

Esistono diversi tipi di diabete, il tipo 1, il tipo 2 e il diabete mellito gestazionale. Quali sono le differenze?

Parliamo comunque di un tipo di diabete chiamato “mellito” (dolce) per distinguerlo dal diabete “insipido”, caratterizzato da un disturbo di secrezione ormonale (deficit di ADH) che causa l’emissione di una grande quantità di urina (poliuria) ma che non dipende da una cattiva gestione del glucosio come succede nel diabete mellito. Il diabete mellito tipo 1 è legato ad un danno pancreatico di probabile natura virale che determina una forte riduzione delle cellule che producono insulina, che risulta quindi fortemente mancante. Questa condizione è più frequente nei giovani (da qui il nome di diabete giovanile o insulino-dipendente). Il tipo 2 è invece correlato ad una condizione di insulino-resistenza nella quale l’insulina non è mancante ma addirittura presente in concentrazione maggiore nel sangue ma non viene riconosciuta in modo corretto dalle cellule del tessuto adiposo e muscolare, quindi di fatto è come se fosse deficitaria. Il glucosio pertanto aumenta nel sangue come nel diabete tipo 1 ma la cura non sarà la somministrazione di insulina (tranne nelle fasi molto avanzate). Il diabete gestazionale è una condizione di iperglicemia favorita da un’azione anti-insulina operata da alcune sostanze circolanti nel sangue durante la gravidanza.

Esistono dei fattori di rischio che aumentano la probabilità che si possa diventare diabetici?

I principali fattori di rischio sono caratterizzati da una predisposizione genetica familiare e da altri fattori acquisiti come il sovrappeso o l’assunzione di alcuni farmaci (per es. cortisonici)

E’ possibile prevenire il diabete?

La prevenzione è possibile soprattutto per il diabete tipo 2. In gruppi familiari dove sono presenti casi di diabete tipo 2 è importante che i soggetti non affetti osservino una dieta con pochi zuccheri semplici (ipoglucidica) , facciano regolare attività fisica aerobica ma soprattutto non diventino obesi perché questo è il principale fattore di rischio per questo tipo di diabete.

Quali sono i primi segni dell’insorgenza della malattia? C’è differenza tra i sintomi che accompagnano la comparsa del diabete di tipo 1 e quello di tipo 2?

Il diabete di tipo 1 insorge principalmente nell’età giovanile, spesso dopo un quadro virale, ed è caratterizzato da una maggiore violenza dei sintomi, rappresentati da improvviso aumento del volume delle urine e da una sete molto importante che porta il paziente a bere alcuni litri di acqua. La spossatezza del paziente è molto importante e in questa fase acuta possono comparire anche vomito e dolori addominali. Nel diabete tipo 2 l’aumento delle urine, della sete e della stanchezza è molto meno evidente e l’insorgenza è più lenta nel tempo. Spesso il diabete di tipo 2 si diagnostica in seguito ad un esame del sangue.

Il diabete può avere delle complicanze tanto da generare nella persona che ne è affetta altri tipi di patologie?

Purtroppo sì, e questa è una delle più importanti ragioni per le quali è fondamentale tenere la glicemia più vicina possibile ai valori normali. Le principali patologie che risultano come complicanza del diabete sono quella cardiovascolare (infarto e ictus), oculare, renale (insufficienza renale) e neurologica (alterazione della sensibilità e mobilità degli arti). Sovrappeso e obesità rappresentano un fattore di rischio, quindi è importante tenere il proprio peso sotto controllo se si soffre di diabete.

Qual è l’alimentazione consigliata a chi soffre di diabete? Ci sono dei cibi che aiutano a tenere sotto controllo la glicemia?

Le recenti conoscenze scientifiche e in particolare quelle legate alla nutrigenomica, ovvero la scienza che studia come gli alimenti possono condizionare la risposta dei nostri geni, ci hanno permesso di comprendere come alcuni alimenti possano intervenire a migliorare i funzionamenti cellulari e in particolare, per quanto riguarda il diabete, stimolare alcuni enzimi importanti nella regolazione della glicemia. In particolare la fibra solubile può agire come sostanza molto utile nel diabete. La fibra solubile la troviamo nel carciofo, nella cicoria, nell’aglio, nella cipolla, nelle mele e nelle arance.
Anche la fibra insolubile può aiutare, in quanto come abbiamo già detto lega una porzione di zuccheri rendendoli meno assorbibile.
Ma in genere possiamo dire che una corretta assunzione di frutta e verdura (evitando quella segnalata per l’alto tenore di zuccheri o l’alto indice glicemico) è essenziale per il controllo glicemico. Infine, secondo alcuni studi alcuni prodotti caseari e in particolare i formaggi caprini o formaggi provenienti da ruminanti di alpeggio (fontine, asiago) sembrano essere molto utili nel migliorare la glicemia grazie all’alto contenuto in acidi grassi cosiddetti coniugati. Questi ultimi sono dati ancora preliminari sull’uomo anche perché bisogna essere cauti visto l’alto valore calorico di questi prodotti.

Perchè è importante prestare attenzione all’indice glicemico degli alimenti?

E’ molto importante tenere conto dell’indice glicemico degli alimenti, vale a dire della capacità di un alimento di aumentare il valore della glicemia indipendentemente dalla quantità di glucosio che contiene. La presenza di glucosio in un alimento può essere trasferita al sangue in modo molto differente da un alimento a un altro indipendentemente dalla quantità presente nell’alimento stesso. Per esempio, un pane ricco di fibra come quello integrale tende ad alzare meno la glicemia (e quindi ha un indice glicemico più basso) di quello bianco perché parte dello zucchero resta legato alla fibra che non viene assorbita. Sebbene il riso e la pasta abbiano una quantità di zuccheri simili (80% il riso e 70% la pasta). i granuli di amido del riso sono più piccoli e composti da un tipo di amido più facilmente digeribile e assorbibile e quindi l’indice glicemico sale da 61 per la pasta a 117 per il riso brillato mentre per quello integrale scende a 81 (si considera il pane bianco come riferimento con un indice glicemico pari a 100). Ma la cottura stessa della pasta può ridurre l’indice a glicemico, scendendo fino a 35 per la pasta al dente! E’ importante quindi tenere conto del fatto che alcuni alimenti apparentemente “innocui” possono invece riservare brutte sorprese come le patate al forno (135), carote (135), miele (126), polenta e patate bollite (105), banane mature (90).

Fonte: http://www.melarossa.it/index.php?option=com_content&view=featured&Itemid=106

firma Lella

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