Mangiare verdure fa bene. Anche ai batteri amici dell’intestino

Ce l’hanno ripetuto sin da piccoli: mangiare verdure fa bene. Ma non solo a noi anche ai batteri “buoni” che vivono dentro di noi, è possibile aggiungere. Questi si nutrono di una molecola contenuta nelle verdure tanto per crescere quanto per allontanare i batteri “cattivi”. É la conclusione di uno studio realizzato da scienziati del Walter and Eliza Hall Institute e della University of Melbourne (Australia) e di quella di York (Gran Bretagna).

Spinaci, ma anche broccoli, cavolo nero, verza e bietola. Per noi sono fonte di vitamine, fibre e minerali come ferro e calcio, per i batteri sono fonte di uno zucchero (sulfoquinovose, contenente solfuro) che viene assorbito e metabolizzato grazie a un enzima. Questa molecola viene sfruttata come mezzo di sostentamento ed energia per la crescita. Con quale effetto? Secondo i ricercatori alcuni ceppi “amici” di Escherichia coli che fanno parte del nostro microbioma intestinale, riescono ad esempio a creare una sorta di barriera protettiva con cui respingere i batteri “cattivi”. Questi, di conseguenza, non trovano spazio per colonizzare l’intestino.

 

La verdura permette così di mantenere e migliorare lo stato dei batteri intestinali a loro volta importanti per la nostra salute digestiva. Da questa ricerca, concludono i suoi autori, potrebbero derivare importanti evidenze per sviluppare una nuova classe di antibiotici e superare la resistenza sviluppata dai batteri. Lo studio è stato pubblicato su Nature Chemical Biology.

La verdura è quindi utile oltre che a noi anche al nostro microbioma?

«Esattamente, questa nuova evidenza scientifica non è altro che la conferma di anni di raccomandazioni da parte dei nutrizionisti di consumare verdura soprattutto “di color verde” ricca di antiossidanti. Inoltre questa contiene magnesio, importante per la regolazione dell’impulso nervoso, folati, vitamina C, etc. Sono note da tempo le proprietà di prevenzione di malattie cardiovascolari e tumorali delle verdure e il fatto che possano rappresentare dei probiotici (fermenti lattici) presenti in natura, non fa altro che farci venir voglia di consumarne di più», risponde la dottoressa Beatrice Salvioli, gastroenterologa dell’ospedale Humanitas.

Quali altri alimenti potrebbero giocare a vantaggio del nostro microbioma?

«Oltre a mangiare tanta frutta e verdura è utile ridurre il consumo di grassi animali e fritti. Le fibre hanno infatti un ruolo chiave nel promuovere i batteri “buoni”. Uno studio pubblicato l’anno scorso su BMJ ha evidenziato l’effetto di una dieta ricca di fibre e povera di calorie su una particolare specie batterica (Akkermansia muciniphila, un ceppo associato alla magrezza e alla miglior tolleranza al glucosio in modelli sperimentali), in due gruppi di pazienti.

 

Dopo aver seguito questa dieta, nei pazienti con una maggior quantità di questa specie batterica miglioravano i parametri di glicemia e colesterolo e si riduceva il grasso viscerale. Si è visto anche come i livelli di questo particolare batterio “benefico” si possano aumentare con una dieta ricca di fibre. Queste agirebbero come “prebiotico” nell’intestino promuovendo la crescita di alcuni ceppi “buoni”.

Inoltre i batteri intestinali, consumando fibre, producono acidi grassi a catena corta. Questi vengono assorbiti in circolo regolando così il sistema immunitario e attenuando l’infiammazione. Ciò significa che una dieta povera di fibre può provocare uno stato pro-infiammatorio che predispone a diverse malattie», conclude la dottoressa Salvioli.

 

Fonte: humanitasalute.it

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