L’ADORAZIONE DEI PASTORI

“Andiamo dunque fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15). I pastori, dopo essersi consultati, si incamminarono verso la città e trovarono Maria e Giuseppe con il Bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia. La Madre di Dio lieta mostra loro il Figlio primogenito. Quando i pastori lasciano la grotta, tornano al loro gregge “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e veduto”, diventando così i primi “evangelisti”.
Immagini e metafore legate alla pastorizia e alle pecore sono molto frequenti nei Vangeli e fanno parte di una simbologia presa dal paganesimo. Presso i Greci tale attività era ritenuta molto vicino alla natura, al cielo, agli dei e c’era l’usanza di consacrare gli animali alle divinità. Ed è così che l’agnello diventa il segno di Gesù offertosi come vittima sacrificale per la salvezza dell’umanità. Tale allusione era chiara anche a Maria che “da parte sua, custodiva tutti questi ricordi e vi rifletteva in cuor suo” (Lc 2,19), consapevole della terribile sorte cui è destinato il Figlio. L’episodio dell’Adorazione dei pastori ha avuto largo seguito nella storia dell’arte talvolta in rappresentazioni affollate, talvolta con scene più intime e raccolte nelle quali Maria rimane sempre figura predominante intenta ad accudire il Figlio neonato.

S.M.

Leggi anche:

Loading

Precedente IL COMPLEANNO DI GESÙ Successivo L'angelo smarrito

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.