La Giornata internazionale della birra

Oggi si celebra la Giornata internazionale della birra festività nata nel 2007 a Santa Cruz in California.
I primi a produrla sono stati i sumeri, Giulio Cesare la definiva un”nobile e potente liquore”, il vescovo medievale Armoldo è stato santificato per aver convinto i membri del la sua comunità a berla abitualmente per prevenire le epidemie. La birra ha (almeno) 6.500 anni di storia, ma non li dimostra: resta una delle bevande più amate in Italia e a livello mondiale.
Tra le ragioni di questo successo c’è la riduzione progressiva del consumo di alcol.
C’è maggiore cura del proprio benesseree la birra, con il suo basso contenuto alcolico, viene incontro a questa esigenza del bere moderato: nel nostro Paese la si produce a sempre plù bassa gradazione alcolica senza, però, togliere il piacere che si ha nel sorseggiarla. E’ inoltre aumentata la comprensione di che cosa significhi bere birra, una cultura legata alle eccellenze locali italiane, con una cura maniacale nella produzione e la sperimentazione di nuovi
aromi che tanto trova apprezzamento all’estero, a partire dalle stesse nazioni a più lunga tradizione birraia.
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Il “pane liquido”

Nata dalla fermentazione dei cereali come il pane solido, la birra è un vero “pane liquido” e nientra benissimo nella dieta mediterranea.
Consumata con moderazione poichè è risaputo che  è la dose che fa di un alimento un veleno può avere diversi aspetti positivi, evidenziati da studi internazionaliIl cibo diversamente è, invece, uguale come composizione nutrizionale per tutti noi. Occorre tenere sempre presente che non mangiamo un solo alimento, ma facciamo pasti, costituiti da più alimenti  pertanto, non esiste l’alimento-farmaco.

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I benefici

E’ ormai un’opinione medica diffusa che una moderata quantità di alcol possa concorrere al buon  funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio e tale probabilità salirebbe nel caso delle bevande fermentate, quali la birra e il vino ,grazie al contenuto di etanolo e polifenoli. Non solo. Uno studio dell!’Istituto olandese e la ricerca sul cibo e sulla nutrizione, pubblicato sulla rivista the Lancet. ha evidenziato come una pinta (56,1 c) di bi giorno potenzialmente protegga dagli attacchi di cuore meglio di un bicchiere di vino rosso per il suo  contenuto di vitamina B6, utile a prevenire l’aumento nell’organismo dell’omocisteina, un aminoacido ritenuto concausa dei problemi cardiaci. La birra, inoltre, viene associata a un aumento del colesterolo buono (Hdl) e alla capacità di tenere a bada la proteina C reattiva, i cui livelli nel sangue, normalmente bassi aumentano in presenza di un’infiammazione generalizzata dalle arterie. Xantumolo, isoxantumolo e nagerina, antiossidanti contemuti nel luppolo, svolgono un’ azione salutare contro il colesterolo cattivo (Ld).
La birra, al contrario delle bevande zuccherate, non alza il livello di insulina nel sangue. Secondo lo studio statunitense Drink to prevent (bere per prevenire), pubblicato sul Journal of American Medical Association (Jama), uno o due bicchieri al giormo di bibite a basso contenuto alcolico possono fornire protezione nei confronti delle complicanze cardiovascolari del diabete di tipo 2, la più diffusa forma di questa malattia. Resta fermo, tuttavia, che spetta al medico, dopo una valutazione caso per caso, dare il via libera al consumo di birra da parte del paziente.
Il citato xantumolo è in grado d’inibire la proliferazione e la vitalità delle cellule tumorali, come affermato da un lavoro pubblicato sull’European Journal of Medicinal Chemistrye a cui hanno partecipato l’Università di Pisa, il Laboratorio di biologia vascolare e angiogenesi presso l’Irces MultiMedica di Milano e l’Università dell’Insubria di Varese. La stessa ricerca ha anche permesso di scoprire due piccole molecole, derivate dello stesso xantumolo, in grado di esercitare un’attività anti-angiogenica ancora maggiore rispetto al principio naturale base. Inoltre, un’altra serie di studi scientifici ha dimostrato come bere moderatamente bionde, rosse e scure non aumenti le probabilità di contrarre tumori al seno, allo stomaco, al colon, alla tiroide e all’intestino.
La presenza nella birra di potassio e magnesio unitamente alla ridotta quantità di sodio può aiutare il lavoro dei reni, accelerando il processo diuretico senza alterare l’equilibrio di sali minerali e liquidi presenti nel corpo. I ricercatori del Policli nico Gemelli di Roma insieme con i colleghi della Harvard Uni versity di Boston, in una ricerca pubblicata sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology, hanno verificato come il consumo di birra (e caffè con e senza cafteina, tè, vino e succo d’arancia) riduca il rischio di calcoli renali, a differenza di quanto succede con le bevande gassate zuccherate.
Grazie soprattutto alla presenza di sostanze antibatteriche nel luppolo, da tre a sei mezze pinte (28 cl l’una) di birra a settimana diminuiscono dell’11% il rischio di contrarre un infezione da helicobacter pylori, batterio responsabiledi molti casi di gastrite e ulcera. A rivelarlo è stato uno studio della Queen University di Belfast (Irlanda del Nord), pubblicato su The American Journal of Gastroenterology.
La birra contiene alti livelli di malto d’orzo e di luppolo, che sono le più ricche fonti di silicio, minerale che è parte integrante dei tessuti e concorre alla costituzione di ossa e cartlagini articolari. In particolare uno studio svolto dal Departnent of Food Science and Technology dell’Università della Calia (Usa) ha evidenziato la sua utilità nel contribuire a combattere l’osteoporosi.
Una ricerca cinese, finanziata dalla Lanzhou University e dalla National Science Foundation della provincia di Gansu e pubblicata sul Journal of Agricultura and Food Chemistry, ha esaltato la funzione della birra nel contribuire a rallentare la demenza e le malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson. E’ ancora merito dello xantumolo, polifenolo contenuto nel luppolo in grado di proteggere le cellule cerebrali da danni ossidativi. L’Università statunitense di Harvard ha, pol, monitorato 11mila donne anziane, rilevando che quelle cne bevevano una birra al giorno possedevano funzioni mentali migliori del 20% rispetto alle non consumatrici. Gli agenti ossidanti contenuti nel malto e nel luppolo, combattendo i radicali liberi, contrastano anche l’invecchiamen to della pelle, come già ben sapevano gli antichi: la leggendaria regina assiro-babilonese faceva lunghi bagni immersa nella birra e la regina Teodora (497-540) alternava nuotate in vasche di birra calda e fredda.
Oggi sono in commercio creme viso e corpo, tonici e solari per uomo e per donna a base di mosto di birra, luppolo, cereali e lieviti e massaggi alla birta hanno anche un effetto tonico sui capelli.
Uno studio dell’Instituto de agroquimica y tecnologia de alimentos (lata) di Valencia (Spagna) ha riscontrato nelle donne amanti della birra un aumento dei livelli di androstenedione, estrone ed estradiolo, estrogeni che mantengono piu a lungo la funzione ovarica, ritardando sensibilmente la menopausa.

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La classica rotondità addominale da bevitore si è guadagnata il soprannome di “pancia da birra”, ma la correlazione tra il grasso e la bevanda fermentata non è cosi automatica. Anzi, questa ha addirittura meno calorie di molte bevande non alcoliche.
Per esempio, 250 ml di birra contengono 103 kcal a fronte delle 120 kcal contenute nella stessa quantità di succo di mela, delle 134 kcal di latte e delle 250 kcal di yogurt alla frutta. Con gli alcolici a più alta gradazione il divario si allarga notevolmente: 100 ml di birra contengono solamente 35 kcal, contro le 75 del vino rosso, le 238 del whisky, le 235 della grappa. Ricordiamoci, tuttavia, che non ci si può limitare a calcolare il solo apporto energetico di un alimento: noi non mangiamo le calorie, ma le molecole contenute nel cibo.
Resta, comunque, il fatto che la birra è fonte di fibra solubile, proveniente dalla parete del e cellule del malto d’orzo, che favorisce il senso di sazietà e che può facilitare la digestione attivando la motilità gastrointestinale grazie all’interazione di due suoi composti attivi, identificati da Suntory Institute for Bioorganic Research di Osaka (Giappone), con un recettore dell’ormone acetilcollna, detto recettore musacarinico. Per gli sportivi, poi, è un ottimo integratore di sali dopo l’attività fisica o la prestazione sportiva, perchè da un lato contiene una moderata quantità di zuccheri e dall’altro dosi significative  di magnesio fosforo vutamina B e calcio.
Una ricerca dell’Indiana University School of Medicine (USA) rivela che la birra stimola nel cervello maschile la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato in concomitanza di stimoli legati al piacere e alla ricompensa.

Curiosità…

-La birra è stata inventata nell’antica Mesopotamia, dove oggi è vietata: esami scientifici su antiche brocche in ceramica, hanno fatto sì che si potesse datare la prima produzione di una bevanda nata dalla fermentazione dei cereali a 7.000 anni fa nei territori oggi occupati dalll’Iran ( leggi QUI).
-La prima “pubblicità “di birra risale al 4000 A.C.: un’iscrizione che si trova sulle tavolette di Ebla, scoperte nel 1974 dall’archeologo italiano Paolo Matthiae, parla proprio della produzione di una birra che portava lo stesso nome della città.
-Esiste una birra che ha viaggiato nello spazio:
due americani, Rich Toma e Danny Burns, hanno spedito una lattina della loro birra preferita, la Natural Light, a 27 chilometri di altitudine, costruendole attorno un’astronave in polistirolo con unità Gps e telecamera per filmare il tutto. La lattina è rimasta chiusa e il lancio è stato completato con successo.
Ma… nello spazio non la si può bere…
Ma forse….si potrebbe produrre!
Ci ha pensato un gruppo di studenti dell’Università della California di San Diego che doveva partecipare a una spedizione lunare a bordo della startup TeamIndus!
-Esistono più di 400 tipi di birra “ufficiali” (ma sono molti di più)
-La schiuma della birra è importante in quanto è in grado di trattenere i profumi, ritardare l’ossidazione e far evaporare l’anidride carbonica quando si versa.
-La birra più costosa al mondo è la Vielle Bon Secours ed
è venduta a 1000 dollari!
-In Germania a
Gelsenkirchen, esistono condutture ad hoc dove far passare la birra!
-Barack Obama ha la sua birra personale: la White House Honey Ale, che ha fatto il suo debutto a una cena presidenziale nel 2011.La ricetta prevede anche l’aggiunta di miele.
-La nazione che beve più birra sorprendentemente è la… Cina : nel 2011 il suo mercato interno ha richiesto la produzione di 490 milioni di ettolitri di birra i maggiori marchi di birra già da tempo creano birre speciali solo per i cinesi.
Il record di consumo pro capite di birra appartiene però alla Repubblica Ceca con 159 litri a persona nel 2010.
-Il Guinness dei primati ci dice che un uomo John Evans può arrivare a tenere in equilibrio sulla testa fino a 237 pinte di birra e che con 300 mila sottobicchieri si possono creare le pareti di una casa di 5 stanze!
-Nell’800 Londra fu colpita da uno Tsunami di birra
L’evento è conosciuto come London Beer Flood:Il 16 ottobre del 1814 si ruppe un cisterna della fabbrica Meux che conteneva 1 milione e 470 mila litri di birra. Il liquido invase le strade distruggendo alcune case del sobborgo povero di St Giles.
-Esiste la “paura del boccale vuoto” si chiama cenosillicafobia o cenosillicaphobia nei paesi anglosassoni da kylix, che in greco significa coppa.
-La birra più alcolica al mondo è di 67,5 gradi, si chiama Brewmeister Snake Venom “veleno del serpente”.
-In alcuni Paesi, Homer Simpson non beve birra.

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Industriale o artigianale?

La birra che, in associazione al resto dell’alimentazione e  all’attività fisica, può avere i migliori efretti benefici sulla salute dell’intestino è quella artigianale. Perche è fresca, “viva” nei suoi elementi biologici,  grazie al fatto che la fermentazione non viene bloccata con la microfiltrazione e le vitamine e i sali minerali non subiscono la dispersione, come accade nel caso di quella industriale con lo scopo di migliorare la conservazione della bevanda stessa. Tuttavia, le avanzate tecniche di stabilizzazione usate oggi non creano una vera differenza di valore aggiunto tra i due tipi di prodotti. L’uso di ingredienti, ha limiti solo nella fantasia del mastro birraio e nel tatto che l’uso di ogni componente sia consentito dalla legge per usi alimentari. Per il resto può essere sfruttato qualsiasi Irutto, ortaggio, erba, spezia, fungo, tartufoe parte di pianta contenente composti attivi che possano andare a influenzare il profilo sensoriale della birra.
Gli agrumi, per esempio, sono uilizzabili freschi, secchi, o canditi oppure si può fare ricorso ai loro oli essenziali, all’aroma dei fiori e ai mieli derivati dalla impollinatura  delle api. Oppure l’uva, sotto forma di frutto al naturale, di mosto muto, di sapa (sciroppo che si ottiene dal mosto appena pronto), di mosto fermentato o anche solo di vinaccia (ma mai di vino, in quanto per legge e vietato aggiungere alla birra un’altra bevanda alcolica). L’Italia ha ottenuto un riconoscimento internazionale per l’unione degli ingredienti della filiera del vino a quelli della birra, con l’iaserimento dell’Italian Grape Ale (Iga) nella classificazione degli stili birrari.
Ma, la birra, è possibile farla anche in casa: homebrewing, lo definiscono negli Stati Uniti, il Paese in cui si è principalmente sviluppato il fenomeno, mentre da noi il mastro birraio casalingo porta il nome di domozimurgo (da domo, casa, e zimurgia, scienza dei processi di fermentazione). Esistono due modalità di preparazione. La più semplice prevede l’acquisto di estratti di malto, cioè di semilavorati, che, addizionati con acqua e lievito, possono iniziare la fermentazione.
Non servono macchinari particolari, per la fermentazione bastano contenitori chiusi, semplici da gestire ed economici. Richiede, invece, maggiori competenze e attrezzature
il procedimento completo, con tutti i passaggi biochimici di produzione del mosto partendo dalla miscela di malto macinatoe acqua: la trasformazione degli amidi del malto in zuccheri semplici, la sterilizzazione del mosto, l’aggiunta del lievito, poi, quella del luppolo e la chiusura finale nel fermentatore.
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Bere con moderazione

Artigianale o industriale che sia, la birra resta, comunque, una bevanda alcolica (generalmente dal 4 al 6%) e, come tale, il suo consumo non è consigliabile a tutti. Devono evitarla le persone che soffrono di trigliceridi alti, cirrosi epatica, disturbi intestinali, sindrome del colon irritabile, sono in sovrappeso o obese. Sulla gravidanza i nutrizionisti sono divisi tra chi caldeggia la piena astensione dagli alcolicie chi sostiene come un bicchierino non faccia male. Di certo è falsa la credenza che la birra possa aumentare la produzione di latte nelle mamme che allattano. I celiaci, infine, oggi possono acquistare bevande senza glutine in farmacia: per loro finalmente il pane liquido non è più un tabù.

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