E’ Natale!

Il 25 dicembre celebriamo il Natale, la festa più sentita, carica di tradizioni e fascino da aver acquistato negli anni anche un significato laico, legato allo scambio di regali e a figure come Babbo Natale, ancora la tradizione del presepe, l’addobbo dell’albero. Nel cristianesimo, il Natale celebra la nascita di Gesù a Betlemme da Maria: il racconto ci è pervenuto attraverso i Vangeli di Luca e Matteo, che narrano l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, la deposizione nella mangiatoia, l’adorazione dei pastori e la visita dei Magi. Le origini storiche del Natale sono avvolte nell’incertezza e in esso si mescolano simboli e usanze le cui radici si perdono in un lontano passato. È certo che già ai tempi di sant’Agostino (IV secolo) a Roma e Milano si festeggiava la Nascita di Cristo il 25 dicembre. La scelta della data si fa risalire alla festività pagana del solstizio d’inverno: festa molto importante per gli antichi romani, della celebrazione del dio Sole. Questa festa della Luce era diventata popolarissima tra i pagani del terzo e quarto secolo in relazione al culto di Mitra. Questa divinità era stata proclamata “sostegno del potere imperiale”, era considerata maestro e agente della creazione, una specie di mediatore tra cielo e terra. Il suo culto prevedeva la recita di preghiere e di invocazioni al sole. La festa cristiana, che ne prese il posto non volle contrastare la solennità pagana del solstizio, poiché questa era già in declino. Secondo Tertulliano, Cristo era morto un 25 marzo; il suo concepimento nel seno della Vergine Maria doveva essere lo stesso giorno, perché la perfezione della sua natura umana richiedeva che il numero degli anni dell’Incarnazione si chiudesse senza frazioni. Se fu concepito un 25 marzo, Gesù doveva essere nato nove mesi dopo, appunto il 25 dicembre. Non si tratta, però, di una spiegazione storica e il motivo della scelta del 25 dicembre è ancora privo di risposta. Fu Papa Giulio II che, intorno al 1500, dopo accurate ricerche, fissò definitivamente la data del 25 dicembre come giorno del Natale del Signore.

Per alcuni è il primo Natale senza una persona cara. Altri avranno l’intima gioia di preparare il presepe nella loro nuova dimora dopo il “sì” pronunciato davanti all’altare. A chi lo trascorrerà in ospedale o avvolto di cartoni basterà un gesto, una parola, di quelle vere, per accorgersi che è il 25 dicembre. I bambini impareranno poesie, sgraneranno gli occhi, parleranno a Gesù Bambino. I grandi, forse, ricorderanno quando erano bambini. Con nostalgia. Tutti intorno a un Mistero che parla di Gesù. E di Lui solo. Il primo appuntamento fu dato a persone semplici, emarginate. A piccoli. A dei senza parola. A Betlemme, borgo di pastori. Un angelo li bagna di luce e dice loro: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce in una mangiatoia” (Lc 2,12). Un bimbo, delle fasce, una mangiatoia. Partirono così, abbagliati da una pioggia di futuro. E con i sandali ancora caldi dalla corsa, giunsero. O meglio, furono raggiunti. L’evangelista Luca riferisce che: “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2,16). Maria e Giuseppe, il bimbo, una mangiatoia. Nel testo non compaiono più le fasce e al loro posto ci sono “Maria e Giuseppe”. Sono Maria e Giuseppe le fasce. È la loro tenerezza che avvolge il piccolo Gesù.
Gesù vuole essere accolto da un “cuore di fasce”.
A tutti voi amici estendo il mio augurio di un sereno e gioioso Natale 😘😘😘❤

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