…..Quando i bambini non mangiano

Che sia dopo lo svezzamento o da più grandicelli, l’inappetenza è una preoccupazione costante dei genitori.
Cosa fare?
È la dannazione di tutti i genitori.

“Mio figlio non mangia questo”, “mio figlio non mangia quello”.
E poi “fa un disastro a tavola”, “spesso non mangia proprio, vuole solo giocare”.
“E non parliamo di quando lo portiamo al ristorante”.

Che disastro il rapporto tra bambini e gastronomia: loro, i più piccoli, hanno tutto un mondo da scoprire, mentre i grandi hanno un’educazione alimentare da trasmettere.
Come risolvere il problema?

I “terribili” due anni
Se lo “sciopero del cibo” si manifesta nei primissimi anni di vita del bambino, e cioè subito dopo lo svezzamento, ci troviamo di fronte a una normalissima fase della crescita: gli Americani la chiamano i “terrible two”, i terribili due anni. Il piccolo inizia a percepire sé stesso e a costruire la sua identità. E il “no” al cibo o ad alcuni cibi, di solito, è la prima affermazione della sua identità. Altro che capricci, quindi: può essere perfino un segnale positivo. Quanto ai pasticci a tavola, a questa età il piccolo tende ad assaggiare e scoprire sapori diversi, anche toccando i cibi: giusto lasciarlo fare, dunque. Anche perché, pasticciando, pian piano riuscirà a prendere da solo i cibi e a soddisfare la fame, soddisfacendo il suo desiderio di autonomia e facilitando il ritorno dell’appetito. Bene, ma cosa fare di fronte al rifiuto di un cibo nuovo? Inutile insistere, secondo i pediatri. Ma non mettiamoci una pietra sopra: prima di decretare che un cibo “non gli piace” occorre provarci e riprovarci, anche 10 volte se necessario. Capita, poi, che ad essere rifiutati sono quasi sempre i cibi più sani, come le verdure. Qui occorre che gli adulti diano l’esempio mangiandole loro stessi, evidenziando il loro gradimento e colorando i piatti dei nostri bimbi con pomodori, carote o prezzemolo. O magari, attorno ai 4-5 anni, dandogli la forma di animali o personaggi dei cartoni animati. Un esempio? Un bel piatto di piselli a forma di rana, con i ravanelli o le cipolle come occhi e la carota come bocca. La regolarità dei pasti e lo stare tutti insieme a tavola sono altri fattori che, in genere, aiutano.

No a facili scorciatoie
E se il problema riguarda i bimbi più grandicelli, attorno ai 6-7 anni? Molti genitori risolvono il problema con la pizza, l’hamburger o la classica cotoletta con le patatine fritte. Per poi lamentarsi, magari, dell’obesità infantile. Trasmettere invece la propria cultura e le proprie tradizioni alimentari (sarà poi lui, crescendo, a metterci del suo) è quanto di più importante per la crescita del bambino. Per farlo, tra le armi migliori c’è sicuramente il buon esempio degli adulti. Ma anche un certo decisionismo: lasciarsi tiranneggiare e offrire sempre alternative al cibo sgradito è un errore capitale. Nessun bambino, davanti a un piatto pieno, si lascia morire di fame! Certo, occorre anche una certa variabilità. I bimbi, quando sono molto piccoli, tendono a mangiare sempre gli stessi cibi, ma con la crescita sono sempre più propensi alle novità, purché presentate in maniera progressiva e non traumatica.

Sapori semplici
Per venire incontro ai gusti dei bimbi, che in genere non amano i sapori troppo forti e i piatti elaborati, si sono da sempre cimentati grandi chef, con risultati non sempre all’altezza per i piccoli, implacabili giudici. Meglio allora affidarsi all’esperienza: per quanto riguarda i primi, oltre al tradizionale sugo di pomodoro, il pesto e gli asparagi di solito sono delle ottime carte da giocare. Per i bimbi che non amano il pesce, un bel ragù di mare può essere la soluzione giusta, magari con una spolverata abbondante di prezzemolo per dare colore al piatto. Tra i secondi, puntate sugli involtini ripieni con prosciutto crudo e salvia, oppure abbinate alle carni o al pesce i funghi o i carciofi, solitamente bene accetti dai più piccoli. Il solito cruccio sono le verdure. Vi lanciamo qualche idea: melanzane impanate al forno, patate in tutte le salse, spiedini di verdure, pannocchie bollite o arrostite, insalate miste con pomodori e carote e non semplicemente verdi. Ma provate, di tanto in tanto, anche qualche piatto più raffinato ed elaborato: uno chef in erba, magari, potreste riconoscerlo da qui.

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