Ho conosciuto le lorighittas anni fa, tramite uno dei nostri soliti “Cucinare Insieme” in Cookaround, per fare la pasta fatta in casa, in occasione del 150mo anniversario della nostra Italia.
Mi sono innamorata e ho provato a fare questa pasta-gioiello.
e il piatto finito, con la “Salsa alla Carlofortina”, riadattata da me per l’occasione speciale (e della quale fornirò dettagli in seguito)
E’ una pasta originaria del paesino di Morgongiori in Sardegna.
Si faceva in occasione della festa di Ognissanti, ma volendo si fa durante tutto l’anno.
Si usava condire con il sugo fatto con galletto ruspante, ma ogni condimento si sposerà bene con questa pasta.
La lavorazione è molto lunga se si osserva l’antico metodo al quale mi sono ispirata.
Oggi comunque con i moderni aiuti che abbiamo (pastamatic o macchinette tirapasta o chitarra abruzzese o matterelli rigati), questa pasta potrà più facilmente e velocemente fare bella mostra sulle nostre tavole.
330 semola rimacinata De Cecco
165 acqua di rubinetto
pizzico di sale (3,3 g)
La solita fontana sulla mia tavola con l’acqua salata calda, ma non bollente
Il panetto, che ho fatto riposare un pochino prima di fare le lorighittas, dopo una accurata lavorazione di circa 20 minuti.
Dal panetto (sempre mantenuto ben coperto, sotto un tovagliolo umido) ho cominciato a tendere la pasta, formando uno spaghetto finissimo.
Per formare l’intreccio poi, si procede arrotolando con le due mani, in senso inverso, i due capi dei fili di spaghetti.
Eccole in tutto il loro splendore.
Dipenderà anche da quanto sarete riusciti a tendere fini gli spaghetti.
Ai fini del peso finale della pasta, considerare che con l’essiccazione evapora tutta (o quasi) l’acqua utilizzata per la lavorazione.
Da secche, diventeranno una simpaticissima (e preziosa) idea regalo.
20.III.2011