Crema riparatrice mani

Ho realizzato questa versione di crema riparatrice mani con prodotti quasi totalmente a “bollino verde”.

E’ ispirata alla formula de L’angolo di Lola, ma dopo alcuni tentativi e relative sostituzioni, ritengo di essere arrivata (almeno per adesso) al prodotto eco-sostenibile che cercavo!

La trovo ottima, e ripara veramente.
Ormai è nella mia “to-do-list”: amiche, nuora, e anche le mie mani, me la chiedono in continuazione 😉

Sotto come realizzo generalmente la mia versione per 100 grammi di questa crema.

Fase A (o acquosa, o idrofila)
Acqua (Lauretana) a 100 (65,58: a questa quantità si arriva per differenza sottraendo a 100 grammi il totale degli ingredienti inseriti in formula)
Xanthan smooth flow 0,30 (se volessi una crema leggermente più corposa potrei aggiungere 0,10 di xanthan gum normale)
Allantoina 0,35
Glicerina 10

Fase B (o grassa, o lipofila)
Alginato 0,50 (prima di scaldare il tutto lo sciolgo preventivamente nel tocoferile a.)
Burro cacao 2 **
Burro karité 2 (lo aggiungo fuori fuoco) **
Caprilico caprico trigliceride 4
Olio Avocado 4 **
Tocoferile acetato 3 (oppure 1,5 tocoferolo + 1,5 altro olio)
Alcool cetilstearilico 50/50, 1
Olivem 3

Fase C (inserimento principi attivi)
Soluzione Sodio ialuronato 1%, 1,25
Pantenolo 75%, 2
Estratto CO2 calendula 0,3 (sciolto in un grammo di avocado preso dalla fase B e nelle gocce di olii essenziali) **
Salvacosm DB 0,6
Profumazione con olii essenziali – 3-4 gocce (quando e se profumo le mie creme, generalmente utilizzo olii essenziali, oppure mix di questi realizzati da me) **

** da agricoltura Biologica

Peso precedentemente tutti gli ingredienti per averli pronti per la lavorazione.

Fase A
Preparo prima il gel di xantana stemperandola nella glicerina.
Poi aggiungo quasi tutta l’acqua.
Se non ho tempo frullo da subito per alcuni minuti per far aprire il polimero (xanthan gum) e far formare bene il gel, altrimenti lascio riposare per un po’.
Dopo una mezz’ora trovo che il tempo ha fatto il lavoro per me, e il gel è quasi del tutto formato, ma io preferisco dare comunque una frullatina.
Aggiungo l’allantoina sciolta precedentemente in una piccola parte di acqua presa dal totale e finalmente scaldo il tutto a 70°C.
Se si è abbastanza padroni nelle emulsioni, si potrebbe lasciare una piccola parte di acqua fredda da aggiungere dopo (ad un corso mi è stato insegnato che questo è un ulteriore metodo per freddare l’emulsione prima di procedere all’inserimento degli attivi della fase C!).

Fase B
In contemporanea procedo al riscaldamento della fase lipofila fino ad un massimo di 70°C o comunque fino a scioglimento degli emulsionanti cerosi. Aggiungo fuori fuoco il burro di karatè e spesso do una frullatina con minipimer a questi grassi prima di inserirli nella fase idrofila.
Verso quindi la fase B nella fase A (le due fasi devono stare a temperatura analoga di circa 60-70°C; meglio che sia quella acquosa la fase più calda, che non il contrario) e procedo a creare l’emulsione, alternando l’utilizzo prima di minipimer e poi di spatola, fino a far quasi raffreddare la crema (aiutandomi se possibile, con un bagnomaria freddo).

Fase C
Una volta portata l’emulsione delle due fasi precedenti quasi a raffreddamento (25-30°C circa), aggiungo uno alla volta i vari attivi della fase C (facendo attenzione a non versare in stretta successione la soluzione di sodio ialuronato e il pantenolo: smonterebbero l’emulsione), la profumazione e il conservante.
Spesso, in questo momento, prima di aggiungere l’attivo, lo mescolo preventivamente con una piccola parte di crema presa dal totale.

Misuro il pH con le cartine al tornasole e se occorre procedo con poche gocce alla volta di soluzione al 20% di idrossido di sodio (per alzare il pH) oppure acido lattico o citrico (per abbassarlo). In questo caso il pH della mia crema risulta 5,5-6, quindi non tampono.

La crema ha una bellissima consistenza appena un po’ fluida e un colore giallino (dato dal fantastico e lenitivo estratto di calendula). Copro e metto in frigo il becher con la crema per poterla trasferire dopo qualche ora nei contenitori dedicati (in modo di far scomparire anche le eventuali microbollicine di aria incamerata).

Reggerebbe anche in vasetto, ma per igiene e praticità (si potrà trasportare in borsa), preferisco traferire la crema in dosatori airless.

Qui il video della ricetta realizzato dalla brava Shakarì

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:

– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it

Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).

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