Cold cream

Caratteristiche di questa crema:
– fu la prima crema per la quale nel 300 d.C. si iniziarono a preparare delle simil-emulsioni con un po’ d’acqua (prima si facevano solo unguenti a base di olii, burri);
assenza totale di conservanti!
– è moto difficile che venga bene a meno che la si mescoli continuativamente fino a raffreddamento, anche un’oretta buona (con minipimer prima e con spatola poi).

Con quello che stavo imparando ne L’angolo di Lola e girovagando in rete, nel 2013 mi cimentai nella preparazione del mio primo cremotto classico: una cold cream.
Un must per chi comincia a spignattare.

Nella foto che segue, versione rosa, densa, del 2013

E’ risaputo (fra gli addetti ai lavori) che questo tipo di crema è molto unta, quindi è prevalentemente destinata a mani o piedi prima di andare a nanna – previi guantini di cotone.
Una cosa è certa: non si mantiene all’infinito, ma è naturalissima, perché la pochissima acqua contenuta non richiede uso di conservante!!!

Con queste percentuali originali di cold cream densa, visto che si conserva in frigo era troppo dura da prelevare:
60% olio
20% cera d’api
20% acqua di rose

Ho preferito allora prepararmi la cold crem fluida (quella verdina chiara nelle foto sotto).
Fornisco le dosi (relative a 85 grammi) trovate su L’angolo di Lola:
60% olio
5% cera d’api
20% acqua di rose

Per essere più razionali, ecco le stesse dosi, rielaborate da me, rispetto a 100:
70,59 Olii
5,88 Cera d’api
23,53 Acqua di rose senza conservanti

Restando nelle dosi indicate però, per la mia ricetta 2018, ho diminuito in minima parte e opportunamente gli olii e l’acqua, solo per quel tanto che mi permettesse di inserire alcuni ingredienti per provare a rendere meno untuosa la crema, migliorarne la stabilità e aggiungere qualche goccia di olii essenziali per “smorzare” l’odore non straordinario di questa naturalissima crema.

A1
70,20 olii (soia non ogm 30, vinaccioli 24,20, avocado 10, babassu 4, tocoferolo 2)
5,88 Cera d’api
0,20 Silica (miscelata bene in un po’ degli olii presi dal totale e poi scaldata insieme)
0,03 oleoresina di rosmarino (1 goccia)

A2
0,16 olii essenziali di pompelmo senza furocoumarine + lavanda (8 gocce) in un cucchiaino degli olii presi dal totale e aggiunti quando la temperatura della crema era intorno ai 35°C

B
20,03 Acqua di fiori d’arancia (quella alimentare, già conservata, per le pastiere)
2,50 glicerina
1 sale fino

In vasetti di vetro, separatamente, ho scaldato a bagnomaria la fase A1 e la B.

 Una volta sciolta tutta la fase A1 (subito sotto a 70°C), ho aspettato ancora un paio di minuti e poi, sempre nel bagnomaria, ho unito a filo la fase B intorno agli 80°C (ricordo che questa cold cream è una A/O, acqua in olio).
Ho frullato  ininterrottamente per più di un’ora con un minipimer, alternandolo dopo qualche minuto ad una spatola di silicone, per riportare sempre giù dalle pareti del vasetto, tutti i residui cerosi che intanto si formavano.
Una volta raffreddata a sufficienza l’emulsione (intorno ai 30-35°C), ho aggiunto la fase A2 (ricordo che è meglio non aggiungere altro ad emulsione raffreddata, pena la separazione della crema).
Ho continuato a frullare ancora un po’, fino a che il fluido si è raffreddato dolcemente (non forzare il raffreddamento, pena la mancata buona emulsione).

Una volta freddata l’emulsione, ho aspettato ancora un’ora circa dando di tanto in tanto una mescolatina e poi, dopo aver travasato la parte da usare, ho messo il resto in frigo.

Nelle condizioni ottimali potrebbe durare almeno un mese in frigo; se siamo fortunati anche di più.
Comunque meglio non conservare questa crema in ambienti con escursioni termiche continue (il bagno).

Io ho utilizzato l’acqua di fiori d’arancio alimentare conservata e ho lasciato “indietro” in frigo un piccolo batch di prodotto proprio per verificare.

P.S. del 25 maggio 2019
Da non credere:
non ho avuto il coraggio di riapplicarla perché non ho strumenti di laboratorio che testino lo stato di “salute” della crema, e quindi per sicurezza ho buttato via tutto, ma se è vero che è sufficiente che non ci siano muffe, né variazioni di colore, né di odore, né di consistenza, a distanza di un anno la crema ha solo avuto bisogno di una rimescolata per un leggero affioramento d’olio, ed è ridiventata perfetta e fluida. Click.

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:

– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it

Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).

Fonte 22.VIII.2013

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