Vpocket aprile: generazione Z a cena!

Generazione Z a cena

Wilde diceva che non esiste una seconda occasione per fare una prima buona impressione. Potremmo aggiungere, statistiche alla mano, che 8 secondi sono il massimo dell’attenzione che ci è concessa per suscitare interesse e approvazione. Soprattutto quando si tratta di Generazione Z, esigente e critica quanto basta per sconvolgere le strategie di marketing mondiali. E la food industry si adegua.

 

 

Si cerca sempre di stare al passo con i tempi. I numerosissimi nonni su Facebook ne sono la dimostrazione vivente. E anche la principale causa di emigrazione della generazione Z verso nuove piattaforme un po’ meno age-friendly , di conseguenza più discrete per l’adolescente che non vuol far vedere ai suoi quasi tutto della propria esistenza. Ma i Baby Boomers e la generazione X non saranno mai degli iperconnessi: world lenses, filtri ed effetti speciali 3D di Snapchat sono il massimo della trasgressione, e comunque dai 40 anni in su non contano più di tanto. Sono loro, le nuove generazioni (gli Z, appunto, nati dopo il 2000), a stabilire la direzione da prendere e la filosofia da seguire. Financial Times ha suggerito ai brand di virare l’attenzione verso questi giovanissimi, a scapito persino dei Millennials (giovani nati tra gli anni ’80 e il 2000 che rappresentano l’ultima generazione del XX secolo). Secondo una ricerca dell’agenzia Sparks & Honey il 60% dei giovanissimi sostiene di voler lasciare un impatto positivo sul mondo. «Si tratta di instaurare relazioni oneste con giovani scettici e pragmatici in rapida evoluzione», ha scritto la testata americana Forbes, con un pezzo dal titolo inequivocabile: “spostati, Millennial”. Per questa nuova generazione è – nel senso di esiste – tutto ciò che è instagrammabile, dunque condivisibile. Voglio mangiare ciò che vedo nei social e postare ciò che ho mangiato. Trasparenza. Un bel concetto. Anche se il rischio fake è dietro l’angolo.

 

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