Connubio Arte e cibo. Arte e cibo a basso impatto ambientale

cibo e arte

 

Parlare di cibo come forma d’arte non è cosa rara. Al contrario, spesso il cibo è servito agli atristi per creare. Pensa alle nature morte, pensa ai quadri di Arcimboldo, pensa alle opere più recenti del periodo della Pop Art. Per non parlare della banana di Cattellan che tanto ha fatto discutere negli ultimi mesi.

Il connubio fra cibo e arte è il connubio tra bisogni primari: la necessità di comunicare, di esprimersi, soprattutto di condividere con gli altri e la necessità di mangiare. Duo bisogni irrinunciabili e presenti sin dall’inizio della vita di un essere umano.

Così, il connubio arte cibo non è da considerarsi innaturale, al contrario i due elementi spesso si intrecciano per creare messaggi accattivanti e/o piatti affascinanti. Perchè il connubio va visto anche al contrario: l’impiattamento è arte, il modo e la forma in cui il bibo viene disposto sul piatto diviene più o meno seducente agli occhi di chi sta per mangiare, può avvicinare o allontanare. Suscitare anche sentimenti differenti a seconda della cultura che lo percepisce.

Connubio tra arte e cibo

Il cibo ha spesso occupato un posto di rilievo. A partire dalle scene di caccia che troviamo sia nelle grandi sale dei palazzi antichi ma anche sugli antichissimi graffiti lasciati dagli uomini della preistoria nelle caverne. Il cibo è meta, mezzo, punto di partenza. Per le antiche civiltà così come per quelle odierne simbolo di opulenza e ricchezza.

Soprattutto in ambito pittorico niente come il cibo rappresenta meglio di tutti un’epoca. I grandi artisti spesso sfruttano le tavole imbandite o le tavole scarsamente apparecchiate per dare il senso della situazione.

Qualche esempio:  Migliaro, illustra una scena di vita quotidiana nel mercato centrale di Napoli con una bella bancarella colorata di frutta, Manet due donne che sorseggiano birra, Botero un picnic.  Arcimboldo è  famoso per il ritratto dell’imperatore Rodolfo: le guance  di mele rosse e frutta e verdura per il mezzobusto.

Anche nella fotografia artistica il cibo ha occupato un posto sempre più importante. Carl Warner ha ideato le Foodscapes  dei paesaggi commestibili che ingannano lo spettatore che a prima vista vede un’immagine e solo in un secondo momento si accorge delle forme che la compongono: pane, cioccolato, sedano, fichi, olive. Certo nel post produzione il fotoritocco c’è. Ma il messaggio è chiaro: le sue fotografie vengono utilizzate da nutrizionisti, persino nelle scuole, per promuovere una corretta alimentazione.

E si è appena conclusa ai Musei San Domenico di Forlì la mostra “cibo” del fotografo USA Steve McCurry, 4 volte vincitore del W Press Photo. Un racconto fotografico che descrive il cibo come elemento universale, diverso da Paese a Paese, che racconta i modi di produrlo, trasformarlo e consumarlo con attenzione al non spreco.

Progetto arte e cibo e alimentazione sostenibile

Dunque grazie all’arte anche il cibo comunica. Una comunicazione ampia, che se una volta era principalmente orientata a definire opulenza o povertà, oggi è molto più vasta e tocca moltissimi argomenti inerenti il sociale. Così ad esempio,   l’opera di BJÖRN STEINAR,JOHANNA SEELEMANN (Islanda, Germania) attraverso una semplice banana sottolinea gli effetti legati alla mancanza di rispetto della stagionalità e al desiderio costante di avere “tutto e subito”.  Il progetto dei due artisti  ripercorre il viaggio di una banana dall’Ecuador all’Islanda: 11.000 km in 21 giorni passati sopra una nave cargo attraverso 33 mani diverse. Necesse est? E’ davvero questo quello che vogliamo?

Altrettanto provocatorio e interessante STUDIO H (Sudafrica) che parte dal concetto che ogni goccia conta. Cosi nasce la proposta di chiudere i rubinetti e laddove possibile avvalersi dell’acqua del mare. Ecco fatto il concept di S/Zout, progetto iniziato dallo studio di design guidato da Hanne-rie Visser  nel 2017. Un progetto artistico che si è concretizzato  portando a  a tavola  una serie di piatti realizzati  con acqua salata.

 

 

 

Artisti che lavorano con il cibo: “oltre il piatto”

Ha avuto un notevole successo Bigger than the plate la mostra durata da maggio a novembre al Victoria & Albert Museum. I primi biglietti stampati erano fatti di zucchero a velo. Biglietti edibili per dimostrare che la sostenibilità oggi sta facendo incredibili passi avanti. Il visionario Principe Albert l’avrebbe davvero adorata. La mostra si è articolata in 4 aree dedicate ad altrettanti temi:

  • compost, un’area dedicata alla presentazione di progetti di riciclo
  • farming, che ha raccolto tutti i progetti dedicati al recupero delle aree inutilizzate
  • trading, per illustrare forme di mercato oneste e presentare forme di comunicazione al consumatore vere
  • eating, che ha permesso l’incontro tra chef e artisti per la creazione di opere d’arte sostenibili.

La mostra stimola il visitatore ad andare appunto oltre il piatto, per esaminare a fondo il cibo e che cosa c’è dietro un prodotto fino per meglio comprendere alcuni fattori critici con i quali l’umanità deve fare i conti:

  • la limitata disponibilità del cibo
  • le cattive abitudini alimentari
  • una catena produttiva eccessivamente impattante
  • l’abuso nella produzione di rifiuti e la scarsa attenzione nelle potenzialità del loro riciclo

 

 

Questo articolo fa parte di “Bloginrete” de LeROSA, progetto di SeoSpirito Società Benefit srl, in collaborazione con &Love srl e Scoprirecosebelle, che ha come obiettivo primario ascoltare le donne, collaborare con tutti coloro che voglio rendere concrete le molteplici iniziative proposte e sorridere dei risultati ottenuti. È un progetto PER le donne, ma non precluso agli uomini, è aperto a chiunque voglia contribuire al benessere femminile e alla valorizzazione del territorio, in cui vivere meglio sotto tutti i punti di vista.

 

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