Odi et amo bottarga!

Polvere d’oro che profuma di mare. Nettare color ambra regalato alle tavole dei buongustai da Nettuno, o meglio dalla natura. Mediante un procedimento particolare di lavorazione ancora oggi artigianale, le uova di alcuni pesci vengono trasformate in bottarga, uova salate, compresse ed essiccate. In commercio ne esistono di diversi tipi: di muggine, ossia di cefalo, di tonno e, meno comuni, di merluzzo e spigola.  La bottarga di muggine viene considerata come la più pregiata; di colore che va dall’ambrato al nocciola; si presenta come una sorta di salamino piuttosto schiacciato e con una fenditura al centro. Dopo averla privata della pellicola che la riveste, la si consuma tagliata a fettine sottili o sbriciolata. Al primo assaggio o si ama o si odia, ma di certo non si rimane indifferenti. Preparate la bottarga come si fa per la pasta, spruzzatela con qualche goccia di limone, aggiungete un pomodorino tagliato a fettine e servitela su delle fette di pane tostato caldo, sarà amore! Il segreto della bontà di questo alimento risiede nella lavorazione millenaria tramandata di generazione in generazione. Sempre uguale, immutata e si assapora a ogni assaggio. Trovare un abbinamento adeguato per le ricette realizzate con la bottarga non è un’impresa semplice. Il sapore salato delle uova di pesce rischia di distruggere l’equilibrio della maggior parte dei vini bianchi e della totalità dei vini rossi, determinando un sapore amarognolo. Una delle possibili soluzioni è quella di abbinare questo particolarissimo piatto con un vino ancor più particolare e quasi introvabile: la Malvasia di Bosa. Si tratta di un bianco leggermente aromatico dal colore dorato e dai profumi intensi ed evoluti. E’ forse l’unico vino in assoluto a reggere il confronto con un piatto così impegnativo. Un’altra soluzione, più praticabile ma meno felice è rappresentata dal Vermentino di Gallura, un bianco che può raggiungere una gradazione alcolica superiore ai 14°C.

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