La “Ciliegia dell’Etna”: un’eccellenza siciliana a marchio DOP.

La ciliegia Mastrantonio, denominata anche Raffiuna di Trecastagni, Don Antoni e Durone dell’Etna è la varietà di ciliegia più apprezzata dai consumatori. Viene attribuita ai frutti del ciliegio dolce «Prunus avium L.» famiglia delle rosacee. Il suo nome deriva dal greco “kérasos” che poi ha originato il siciliano “cerasa”, il portoghese “cereja”, lo spagnolo “cereza”, il francese “cerise” e l’inglese “cherry”. La zona di produzione della «Ciliegia dell’Etna» si estende dal mar Ionio fino ad altitudini di 1.600 metri s.l.m. sui versanti Est e Sud-Est dell’Etna e comprende oltre venti comuni in provincia di Catania, che sono: Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Randazzo, Milo, Zafferana Etnea, S. Venerina, Sant’Alfio, Trecastagni, Pedara, Viagrande, Nicolosi, Ragalna, Adrano, Biancavilla, S. Maria di Licodia, Belpasso, Aci S. Antonio, Acireale. Il frutto si presenta dolce, di un colore rosso brillante, croccante, di pezzatura medio–grossa, dal peduncolo lungo, e dalla polpa compatta. La Ciliegia dell’Etna ha ottenuto il marchio DOP, questo grazie al suo contenuto zuccherino medio alto ma soprattutto ad un’acidità molto bassa. Quest’ultima permette che il prodotto sia percepito dolce ma non stucchevole. Un’altra caratteristica particolare di queste ciliegie che le differenzia da altri tipi riguarda i tempi di maturazione che sono più ampi rispetto ad altre ciliegie perché proporzionati al progressivo innalzamento rispetto al livello del mare dei terreni di coltivazione della zona del vulcano Etna. La coltivazione della «Ciliegia dell’Etna» affonda radici antiche nel territorio etneo. Attorno alla sua coltivazione, nel corso degli anni, si è stratificato un retroscena culturale ed un importante indotto economico fatto di mestieri, tradizioni e usi ripetuti nei secoli dai coltivatori ortofrutticoli che ancora si tramandano nel lessico dialettale. Uno di questi è il nome di “cirasa” o “ciriegia”, dietro  ogni “ciriegia” c’è un lavoro che comincia con lo “scatinare” (zappare) la terra per dissodarla con la lava di cui è intrisa e da cui dipende la sua ricchissima fertilità. Le tecniche di coltivazione prevedono pratiche di innesto a “sgroppo” o a “pezza”, un sapere tramandato da generazioni, di padre in figlio, mantenendo inalterate le tecniche di innesto e i sistemi di raccolta, ancora oggi rigorosamente a mano con l’aiuto di  scale  su cui i raccoglitori si arrampicano fino ad una altezza di 30 pioli per staccare dai rami le ciliegie con il loro peduncolo e, una per una, riporle nelle ceste meglio noti come “panari”. Ogni anno, nel mese di giugno a Giarre (Ct) si svolge la tradizionale Sagra delle ciliegie e delle rose. La ciliegia che cresce nella zona Etnea apporta notevoli benefici al mantenimento della salute e al benessere dell’organismo. Questo frutto è particolarmente ricco di sostanze benefiche come antocianine e flavonoidi, sostanze che migliorano la salute delle coronarie e diminuiscono il rischio di malattie cardiovascolari. Altri effetti benevoli riguardano il miglioramento del microcircolo, della funzionalità del tratto urinario ed un incremento della resistenza dei capillari. Questi effetti benefici contribuiscono ad “allontanare” prevenendole, diverse patologie quali cistite, processi degenerativi cerebrali, ipertrofia prostatica benigna e, come recentemente dimostrato, anche processi biologici che determinano la formazione di tumori.

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