#MaschereDiCarnevale: Pedrolino,Pierrot,Pierrette ,Tabarrino,Silvia

Pedrolino

Pedrolino nasce come personificazione del contadino italiano del passato, e viene rappresentato furbo e ingenuo al tempo stesso. Secondo alcuni dal suo nome derivano Pierrot in Francia e Petruska in Russia.
Ancora prima che sulla scena, si trovano i lineamenti del suo carattere nei personaggi di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (padre, figlio e nipote), protagonisti dei celebri racconti del cantastorie emiliano Giulio Cesare Croce.
Dalla combinazione dei tre tipi nasce, a teatro, il personaggio di Bertolino che più tardi, specializzatosi nel ruolo di valletto, assumerà i nomi di Piero, Pierro e Pedrolino.
Viene portato a teatro anche con un altro nome: Pagliaccio, probabilmente derivato da bajaccio (colui che fa le burle, baje).

Pierrot

 

In Francia il personaggio si confuse con un carattere locale detto Gros-Guillaume che rappresentava un fornaio dai vestiti infarinati. Da qui, probabilmente, il caratteristico costume bianco di Pagliaccio. Incoraggiato dal successo di queste maschere, che via via iniziarono a rappresentare sempre più il tipico contadino italiano, il commediografo francese Molière creò Pierrot (anch’egli vestito di bianco) attribuendogli le caratteristiche del contadino francese.
All’inizio era un servo sciocco e ingenuo.
Poi è diventato un classico personaggio romantico, suonatore di chitarra eternamente innamorato…
Col tempo la maschera del Pagliaccio, e soprattutto quella di Pierrot, assunsero tratti meno grossolani diventando figure moderne, quasi indifferenti e afflitte da un fondo di permanente malinconia.La sua costante stanchezza cela spesso una profonda pigrizia ma è più intelligente e scaltro degli altri servitori suoi colleghi. Quando le situazioni si ingarbugliano interviene lui dicendo “lasciate fare a me” poiché è l’unico capace di risolverle con il suo buon senso. È furbo ma sentimentale ed è l’unico personaggio che a un piatto di minestra preferisce una romantica serenata. Forse per questo motivo è pallido e languido e spesso una lacrima gli scende su una guancia.

Indossa larghi pantaloni
di lucida seta bianca, ampio
colletto, lunga casacca guamita
di grossi bottoni neri, papalina
sul capo, il volto pallido e la
piccola bocca rossa.

Povero Pierrot…Dolori,sempre dolori nella sua vita…

Pierrette

Pierrette è la versione femminile
di questo delicato pagliaccio
triste e come lui indossa una
camicia bianca coi bottoni neri.

Tabarrino

La storia di Tabarrino ci porta oltre i confini d’Italia. Pare che la maschera sia stata inventata dal comico veneziano Giovanni Tabarin nel ’500 il quale la esportò in Francia con notevole successo, tanto che la parola francese tabarinade è diventata sinonimo di “farsa grossolana”.
Secondo alcuni la parola Tabarrino deriva da tabarro, un mantello da uomo di origini antichissime. Vi erano due modelli di tabarro: uno lungo e pesante, un altro più corto e comodo per andare a cavallo. Già nel mondo antico si usava un indumento simile che probabilmente si è tramutato nella toga dei patrizi e dei senatori romani. Lo ritroviamo poi nel Medioevo usato da medici, notai e cavalieri. Nel Rinascimento cadde quasi in disuso presso l’aristocrazia e la borghesia ma continuò ad essere indossato da artigiani e pastori; nell’Ottocento tornò in auge presso i dandy. In Italia sopravvisse fino agli anni ’50 del Novecento come elemento tipico del mondo rurale e montanaro.
L’attore improvvisava per le strade buffe scenette in un linguaggio franco-italofono, probabilmente mischiato a qualche dialetto, e i ruoli che interpretava erano i più disparati. A seconda dell’intreccio della vicenda diventava un domestico, un padre, un marito e così via. Tabarrino scompare con la morte del suo interprete ma ritorna, rinnovato nel carattere, intorno al ’600 grazie ad un attore milanese arrivato a Parigi che riprende il personaggio facendone un mercante, acido e dispotico, padre di famiglia e spesso acceso da insane passioni amorose. La carriera di Tabarrino prosegue poi tra burattini e marionette. Un cappello con piume colorate e una mantellina leggera sono le caratteristiche del costume che tanto ha divertito il pubblico parigino.

Silvia

La figura di Silvia nella commedia incarna la “giovane amorosa”, elemento centrale in parecchie rappresentazioni, cioè la fanciulla graziosa e ingenua costantemente innamorata, intenta a null’altro se non a realizzare il proprio progetto di matrimonio tra mille avversità. Questo soggetto, a seconda dell’opera, assume diversi nomi come Isabella, Camilla, Aurelia, Flaminia, Fiore o Fiorinetta. Silvia era il nome d’arte dell’attrice Rosa Zanetta Besozzi che interpretò questo ruolo per moltissimi anni ricevendo parecchi consensi soprattutto in Francia.

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