La leggenda di Capodanno

Nelle valli del Comasco usavano, una volta, la notte di Capodanno, appendere alla porta dei casolari un bastone, un sacco e un tozzo di pane. Eccone il perché:

Molti anni fa, al tempo dei tempi, e precisamente la notte di San Silvestro, padron Tobia stava contando il proprio gruzzolo in un angolo della sua capanna, quando fu battuto alla porta. L’avaro coprì con un drappo i suoi ducati e andò ad aprire. Una folata d’aria gelata, di neve lo colpì in viso. Era una notte d’Inverno. Sotto la tormenta, fra il nevischio, egli vide un pover’uomo che si reggeva a stento e che non aveva neppure un cencio di mantello. Padron Tobia fu molto contrariato da quella vista e domandò bruscamente allo sconosciuto: “Che fate qui? Che volete? Chi siete?”. “Sono un povero viandante sperduto e sorpreso dalla bufera, e vi chiedo in carità di poter dormire nel vostro fienile”. “Io non lascio dormire nessuno nel mio fienile. Andate, andate: non posso far nulla per voi!”. “Datemi almeno un tozzo di pane!”. “Non ho pane: andate!”. “Datemi un sacco, un cencio da mettermi al collo ché muoio di freddo”. “Non ho sacchi e non ho cenci”. “Almeno un bastone per appoggiarmi…”. “Non ho bastoni”. E chiuso l’uscio in faccia all’infelice, ritornò al suo gruzzolo, ma sotto il drappo, invece di ducati, trovò un pugno di foglie secche. Padron Tobia impazzì e terminò i suoi giorni vagando per le vallate natie e raccontando a tutti la sua disgrazia. Ma, d’allora in poi, la notte di Capodanno tutti appesero alla porta del proprio casolare un bastone, un sacco, un tozzo di pane.

Otto Cima

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