Aloe Vera una pianta antica: Aspetti storici importanti

Leggi la prima parte: Aloe vera una pianta “magica”

L’antico popolo Assiro utilizzava il succo di Sibaru o Siburu( ALoe) per togliere i fastidiosi sintomi dovuti all’ingestione di cibi avariati ed alla formazione di gas intestinali. Un gruppo di archeologi, conoscitori dei Sumeri, sul finire dell’ottocento, identificarono uno scritto cuneiforme riguardante l’Aloe dove si leggeva chiaramente”

….le foglie assomigliavano a foderi di coltelli..”

questa informazione ci fa capire due cose: innanzitutto che gli Assiri conoscevano bene la pianta e alcune sue proprietà e in secondo luogo conoscevano la varietà barbadensis meglio conosciuta come Vera.

 

 

 

 


Per gli Egizi era la pianta dell’immortalità, posta all’entrata delle Piramidi, l’Aloe serviva per indicare il cammino ai Faraoni defunti verso la terra dei morti. Preziose informazioni relative a questa pianta sono contenute all’interno del ” Papiro di Ebers”, così chiamato col nome dello scopritore,trovato tra gli scavi di una tomba Egizia nel 1858, dove è contenuta una descrizione particolareggiata per il riconoscimento della pianta e le indicazioni sul suo uso terapeutico.
Il succo d’Aloe formava parte integrante della ricetta che, portata a termine, garantiva lunga durata al corpo mummificato del defunto come nel caso del Faraone Ramses II. Sempre gli antichi egizi, inventori del clistere, la utilizzavano come enteroclisma purgante associandola ad altre erbe. Inoltre la bellezza di Cleopatra e Nefertiti era attribuita all’uso dell’Aloe assieme ai rigeneranti e nutrienti bagni di latte. Ancora oggi in Egitto, questa pianta grassa è considerata l’emblema della felicità e della protezione, se posta poi all’interno di un edificio, si pensa che protegga la famiglia assorbendo le energie negative portate da alcuni visitatori. Non è raro trovarla all’interno di negozi e strutture pubbliche. Adornata con un fiocco rosso, serve ad invocare l’amore, mentre abbellita con un nastro di colore verde, è propiziatoria nel voler richiamare a sè la dea bendata, cioè la Fortuna. Una leggenda popolare ricorda che Alessandro Magno, su consiglio di Aristotele, dopo il grande sforzo per ingrandire il suo regno in Persia, si volse alla conquista dell’isola di Socotra, nell’intento di venire in possesso delle ingenti quantità di piante di Aloe in essa presenti. Questa piccola isola situata al largo della costa orientale della Somalia e a sud della Penisola Arabica, era infatti una zona fertile per la crescita della tanto preziosa pianta, usata come balsamo lenitivo e cicatrizzante nelle gravi ed estese ferite subite dai soldati nelle lunghe e logoranti spedizioni militari alessandrine.

 

 

 

Nei numerosi libri costituenti la Sacra Bibbia si fa più volte riferimento a questa pianta. Nei Salmi ad esempio si dice chiaramente che

“…le vesti dei Re sono profumate con Mirra ed Aloe…”

Nel Vangelo di Giovanni

“… Nicodemo preparò una miscela di Mirra ed Aloe per predisporre il corpo di Gesù alla sepoltura…”

Nel primo secolo d.C. Plinio il Vecchio autore del trattato ” Historia Naturalis” dove descrive gli usi terapeutici del succo di Aloe per curare le ferite, i disturbi di stomaco, stipsi, mal di testa, calvizie, irritazioni della pelle, problemi orali e altri disagi ancora.

 

 

Per quanto riguarda la cultura orientale, la medicina Tibetana fa uso dell’Aloe per realizzare rimedi terapeutici ed incensi per meditazione, tutt’ora impiegati soprattutto per ottenere un effetto calmante, armonizzante e soporifero.
Anche la medicina Ayurvedica si serve ancor oggi della corteccia dell’Aloe per curare soprattutto infezioni alle orecchie, occhi e ferite aperte.
L’Aloe si trova citata anche nel Kamasutra come potente afrodisiaco.
Nel Milione, il veneziano Marco Polo descrive in modo chiaro e conciso la storia e la leggenda creata attorno alla pianta dell’Aloe, a proposito del suo impiego e della sua diffusione dall’isola di Socotra a tutto l’Oriente, attaverso le floride vie commerciali del potente Impero Cinese.
Nella cultura Maya l’Aloe era considerata un meraviglioso rimedio per il mal di testa.
Il succo si preparava in infusione ed era poi consumato diluito con acqua, mentre le donne Maya strofinavano le foglie sui seni,per indurre lo svezzamento precoce dei loro figli, in quanto il marcato sapore amaro dell’aloina rendeva il capezzolo decisamente poco appetibile.
Cristoforo Colombo nel suo diario, riportò una frase che da sola dovrebbe convincerci della versatilità ed efficacia di questo splendido rimedio:

” Todo esta bien, hay Aloe a bordo”.

Gli indiani d’America trovavano nel centro delle foglie di Aloe l’ampolla con l’elisir di lunga vita. Grazie all’opera di diffusione dei Gesuiti, alla fine del XVI secolo, queste meravigliose piante vennero importate nelle isole dei Caraibi, specialmente in quelle che divennero le isole Barbados.
Attualmente questa specie di Aloe porta il loro nome, Aloe Barbadensis, anche se in passato veniva chiamata Aloe Vera.

 


Tra il 1700 e il 1800, molti estimatori nel vecchio Continente Europeo compresero l’importanza di questa pianta: lì l’Aloe era tra le piante maggiomente quotate nelle collezioni botaniche.
Molti furono i nobili inglesi che crearono prestigiose e raffinate serre di piante grasse, tra le quali emergevano diverse specie d’Aloe.
(continua)

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